Christine Mangala Frost: Induismo e Cristianesimo Ortodosso a confronto. Focus sul libro The Human Icon: A Comparative Study of Hindu and Orthodox Christian Beliefs.
Christine Mangala Frost è una ricercatrice associata, membro del comitato organizzatore di The Way, in qualità di collaboratrice e redattrice del cofanetto di video e DVD di questo interessante programma adottato a livello internazionale per l’insegnamento della fede ortodossa. Convertitasi dall’induismo, i suoi scritti, le sue lezioni e le sue trasmissioni esplorano le questioni interreligiose. Il suo lavoro sullo yoga ha portato alla pubblicazione di un pratico libretto intitolato An Orthodox Posture on Yoga (stampa conciliare, 2012). La sua esperienza di tutta una vita di “essere indù e diventare ortodossa” ha trovato riscontro nel suo libro, The Human Icon: A Comparative Study of Hindu and Orthodox Christian Beliefs (James Clarke: Cambridge, 2017), lodato dai critici come un importante contributo al dialogo interreligioso. Ecco alcune domande che abbiamo posto a Christine Mangala Frost.
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Da dove è nata l’idea di scrivere questo libro?
“Sono una indù indiana convertita al Cristianesimo. l mio libro, The Human Icon ha avuto la sua gestazione creativa a partire dalle domande relative all’induismo e al cristianesimo ortodosso di un certo numero di amici, conoscenti, sconosciuti, e da educatori, sacerdoti, vescovi e monaci impegnati nel lavoro pastorale, specialmente nel contesto del matrimonio misto, ad esempio, quando un cristiano vuole sposare un indù o un indù, un cristiano. Ho sentito la necessità di scrivere un libro che offrisse una mappa, per così dire, del terreno spirituale di entrambe le religioni, dei loro obiettivi e dei loro percorsi. L’Icona umana è un esercizio esplorativo di teologia comparata, che si basa sulla mia esperienza personale di entrambe le fedi. Mentre discuto i concetti teologici che mi sembrano fornire la struttura scheletrica, la “incarno” con eventi e storie della mia vita per rendere i temi facili da seguire e, si spera, pastoralmente benefici. Il mio obiettivo è quello di chiarire le questioni, di costruire ponti, ove possibile, tra le due fedi, senza compromettere il proprio impegno di fede e di esprimere valutazioni critiche con chiarezza ed empatia.”
Ritiene che l’Esicasmo, e la grande comunanza di intenti tra il Bhakti Yoga e il messaggio del cristianesimo, possano essere la pietra angolare del dialogo interreligioso tra quest’ultimo e l’induismo?
“Certamente! Lo Yoga meditazionale e l’Esicasmo offrono un campo importante per il dialogo interreligioso, soprattutto perché c’è la tendenza, a mio avviso falsamente, a vederli come simili. Senza dubbio, entrambi mirano a raggiungere la calma interiore e utilizzano alcune tecniche come: la ripetizione, la respirazione consapevole, la concentrazione. Queste somiglianze sono superficiali, persino fuorvianti, perché le traiettorie spirituali delle due tradizioni sono radicalmente diverse. È affascinante studiare quelle che io chiamo le due diverse “mappe del corpo” che contengono gli indizi del perché sono diverse. La preghiera di Gesù non è un mantra, ma incarna tutta la fede cristiana, che riguarda Cristo come Salvatore del mondo; a differenza di un mantra, è supplichevole, relazionale e preparatoria all’afflusso di grazia. L’obiettivo dello yoga meditazionale è quello di raggiungere la “realizzazione del sé” o “illuminazione”, mettendo a punto il corpo per liberare le energie psichiche dormienti. Le differenze superano ogni apparente somiglianza. Il Bhakti Yoga (amore devozionale), d’altra parte, offre un terreno più fertile per il dialogo che può avvicinare gli indù e i cristiani. In entrambi, Dio è visto come la Essere supremo. Il Bhakti, come il cristianesimo, si concentra sull’amore e sulla Frazia di Dio, benchè abbracci una visione ciclica della creazione, degli avatar e della dottrina del Karma, che sono tutti incompatibili con le premesse teologiche cristiane.”
Quali sono le peculiarità del suo libro?
“Questo libro è un lavoro pionieristico perché finora nessuno scrittore moderno si è mai avventurato a fare uno studio completo dell’Induismo da una prospettiva cristiana ortodossa. La teologia ortodossa, intrisa degli insegnamenti dei Padri della Chiesa, offre un nuovo approccio creativo al dialogo interreligioso. La mia esperienza personale di entrambe le fedi alimenta la mia esplorazione accademica delle dottrine e delle pratiche. È accademica ma accessibile; una risorsa da libro di testo, oltre a ciò che conta come “buona lettura”. Il principio guida dei dialoghi qui condotti è: “venite a vedere”. Ho cercato di rispondere alle domande più “frequenti” sull’induismo e sul cristianesimo, in modo che persone di diverse fedi possano capire e comunicare meglio tra loro. Il libro fornisce una mappa con i percorsi evidenziati per gli esploratori in un viaggio spirituale.”
Progetti per il futuro?
“Ho due lavori in corso:
1. 1. Parlando di Allah: Studi in Incontri tra cristiani e musulmani è il mio prossimo grande progetto. (Speaking of Allah: Studies in Christian-Muslim Encounters). È ispirato dai miei incontri personali con il cristianesimo arabo, perché la mia vita di cristiana ortodosso è iniziata nella Chiesa ortodossa di Antiochia, che ha una lunga storia di convivenza e convivenza con i musulmani. Mi interessa scoprire cosa possono insegnarci nell’ambito del dialogo e della cooperazione.
2. 2. Un romanzo intitolato Il sentiero delle icone. (The Icon Trail) Ambientato nel centro di Londra, la storia ruota attorno a un’icona “piangente” della “Madre di Dio”, esposta in una mostra speciale al British Museum.”
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