Guesthouse for Ganesha: il dio indù nel romanzo di Judith Teitelman. Viaggio nella Germania nazista degli anni ’20 e ’30.
Ci siamo profondamente immersi nella lettura di Guesthouse for Ganesha, romanzo d’esordio di Judith Teitelman. Judith ha iniziato la sua carriera nel settore non profit nel 1983, e nel 1990 ha lanciato la sua società di consulenza artistica e di gestione aziendale che opera a livello nazionale con organizzazioni di base e di medie dimensioni e grandi istituzioni. È formatrice e consulente professionale per artisti e collabora con la Theater School del California Institute of the Arts (CalArts).
Guesthouse for Ganesha si sta rivelando un importante successo letterario, con una trama ben strutturata ed una elegantissima prosa prosa. L’insolito abbinamento tra un dio indù, Ganesha, e una donna ebrea crea da subito un particolare interesse nel lettore. Lo sfondo su cui si svolge la storia è reale e riflette i climi sociali di un mondo che si risveglia dal trauma della guerra – l’insicurezza, il senso di paura e la ricerca di una dimora sicura da parte del protagonista, sono temi che dominano la scrittura. C’è un significato più profondo nella storia, che indica che la pace non si basa su un sentimento umano, ma è un dono spirituale. Ecco le domande poste a Judith Teitelman:
Quali sono le peculiarità del libro?
“Questo romanzo riflette una serie di interessi e di passioni personali che durano da tutta la vita, soprattutto quelle delle filosofie e delle prospettive orientali in generale, e del dio indù Ganesha in particolare. Tuttavia, la scintilla significativa che ha concepito il succo di questa storia è stata scoprire, al pranzo di famiglia dopo il funerale della mia nonna materna, che era stata abbandonata all’altare dal suo vero amore a 17 anni. Conoscevo mia nonna solo come una donna meschina, al limite della cattiveria. Era difficile e spiacevole starle vicino. Cercando di essere comprensiva, ho attribuito che le sue esperienze durante la seconda guerra mondiale – dover rinunciare a due figlie, lasciare il marito e la casa, lottare per sopravvivere, l’avevano indurita in modo irreparabile. Era stato un amore, un amore perduto che l’aveva resa insensibile, inflessibile, implacabile e assorbita da sé per il resto della sua vita. Ma anche, e soprattutto, l’ha resa una sopravvissuta. Imparare questo mi ha costretto a onorare il suo calvario. Ma sentivo che questa storia doveva essere inserita nel più ampio contesto possibile, rispecchiata da, e con i punti di vista, le intuizioni e le prospettive non solo di un narratore onnisciente, ma di un dio indù. Mi è sembrato l’abbinamento ideale tra i miei interessi e il viaggio del mio protagonista.”
Quali sono le caratteristiche peculiari del libro?
“Guesthouse for Ganesha, un racconto di amore, perdita e spirito recuperato, intreccia le credenze e le prospettive orientali con le realtà e il pragmatismo occidentale. È un romanzo sulla condizione umana. Su cosa significa essere umani. In sostanza, parla dell’amore, il filo che ci unisce. Ganesha è narratore e personaggio. Meglio conosciuto come il distruttore degli ostacoli, mette anche gli ostacoli sul proprio cammino per assicurarsi di rimanere sulla strada giusta. Viaggia con la protagonista femminile dal cuore spezzato, Esther Grünspan, un’abile sarta e pellicciaia, nella Germania nazista degli anni ’20 e ’30.
Cosa pensa delle connessioni tra il cristianesimo e le religioni e filosofie orientali?
“Credo che stiamo tutti andando nella stessa direzione, per così dire, solo che seguiamo strade diverse. Il mio romanzo si sforza di comprendere meglio le connessioni e l’interconnessione tra tutti gli esseri umani – come si dice in India: “uguale…uguale, ma diverso” – così come la possibilità e la probabilità che ci siano più – molti più strati e sfere – molti più strati e sfere di quanto la maggior parte delle persone tipicamente veda e sperimenti o si permetta di vedere e sperimentare. Una delle mie speranze è che i lettori diventino più curiosi di queste connessioni e di un’ampia gamma di prospettive.”
Progetti per il futuro?
“Ho iniziato un secondo romanzo alcuni anni fa, quando ero ancora alla ricerca, prima, del mio agente letterario e poi del mio editore. E’ rimasto però in un cassetto, a “riposare”, per via tra il mio lavoro con i clienti e gli studenti, i viaggi e tutto ciò che doveva essere realizzato per far uscire il mio romanzo d’esordio. Prevedo di tornare a lavorarci nei prossimi mesi. Il titolo è “Future Memories” (Memorie future). In breve, la storia è incentrata sulla relazione tra una donna di una grande città e un uomo del sud di una piccola città. Il romanzo parla di ricordi – quelli a cui ci aggrappiamo, quelli che ci sfuggono e quelli che facciamo fatica a recuperare- e di come influiscano sulla nostra vita.”
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