Messico isola delle bambole, l’affascinante reportage fotografico di David Marrone
Messico isola delle bambole, il racconto dell’affascinante reportage fotografico di un bravissimo reporter italiano, innamorato di questi luoghi inconsueti e misteriosi.
Messico, Xochimilco è una delle sedici delegazioni in cui si divide il Distretto Federale Messicano, che si trova a sud di Città del Messico. Caratteristica di Xochimilico sono le Chinampas, isole artificiali costruite in zone poco profonde del lago, con lo scopo di aumentare la produzione agricola. Tra queste isole, una, situata nella laguna di Tlilac e conosciuta come “Isla de las munecas” , “isola delle bambole“, essa è diventata meta di turismo nel corso degli anni. Per raggiungerla è necessario navigare attraverso i canali a bordo di una variopinta jinera, una piccola imbarcazione simile ad una gondola.
Io e il mio gruppo di amici arriviamo a Xochimilco con la metropolitana direttamente da città del Messico. Usciti dalla stazione, grazie ad un ciclotaxi, raggiungiamo un embarcadero, dove contrattiamo il viaggio, più di due ore per meno di venti dollari, verso la nostra meta: “l’isola delle bambole”. Stiamo bene attenti a specificare che vogliamo andare nella vera “isola delle bambole“, perchè a quanto pare per scopi turistici negli ultimi anni, ne hanno creato addirittura una riproduzione.
A farci da cicerone sull’isola troviamo Anastasio Santana Velasco, un nipote di Don Julian Santana Barrera, la persona che ha fatto sì che potesse esistere un posto del genere. Un vero e proprio santuario laico, dove Anastasio Santana Velasco incontra i turisti, richiede loro una ragionevole quantità di danaro per l’ingresso e racconta a tutti la storia dell’isola. Il racconto di Velasco è avvalorato dal fatto che anch’esso, nel 1975 decise di andare a vivere direttamente sull’isolotto con lo zio, e da quel momento potè da una parte constatare come il suo consanguineo stava perdendo il senno, a conferma delle strane voci, che si insinuavano da tempo nelle sue orecchie, ma dall’altra, Anastasio Santana Velasco stesso, racconta, che da quando si era trasferito sull’isola aveva iniziato a sentire anch’esso dei notevoli cambiamenti del suo umore e nel suo comportamento.
Veniamo guidati all’interno del capanno, dove Don Julian aveva vissuto per poco più di cinquant’anni, e ci viene raccontata la sua storia. Terminato il racconto di Velasco facciamo una donazione davanti alla bambola preferita dallo zio, Monec, che condivideva con lui lo spazio all’interno della capanna. Ci sono diverse versioni sul perchè Don Julian decise di occupare l’isola e questo non fa altro che aggiungere mistero al mistero.
Le versioni più accreditate comunque, sono sostanzialmente d’accordo sui fatti, che raccontano di un giorno in cui Don Julian, mentre perlustrava l’isola, avesse ritrovato il cadavere di una bambina affogata nel canale.
L’uomo, estremamente sconvolto dalla scena, quando vede arrivare galleggiando poco dopo anche una bambola, decide di recuperarla per appenderla in seguito ad un albero, in onore della piccola bambina morta affogata. In cuor suo sperava che grazie a questo simbolico gesto, l’anima della bambina potesse trovare pace. Dopo quest’evento comunque, il comportamento dell’uomo, già di per sè strano, andò via via peggiorando. Don Julian ossessionato da numerosi incubi, iniziò a collezionare moltissime bambole. Le persone che erano a conoscenza della sua attività, gli portavano periodicamente nuove bambole o pupazzi, che egli avrebbe scambiato con i prodotti coltivati sull’isola.
Don Julian, per quasi cinquant’anni, continuò, quindi, a raccogliere bambole, dopo averle cercate forsennatamente nei canali, nella spazzatura, ovunque; appendendole per tutta l’isola, fino a quando il diciassette aprile 2001, all’età di ottantasei anni morì, probabilmente per infarto, annegando nella laguna, non lontano dal luogo dove lui stesso ritrovò, secondo quanto aveva sempre raccontato, il cadavere della bambina.
Negli ultimi giorni della sua vita, Don Julian Santana Barrera metteva la sua bambola preferita Monec a sedere, circondata da un collage di ritagli di giornale, scritti dai molti giornalisti locali, i quali, piano piano con il tempo, avevano portato l’isola delle bambole all’attenzione del Messico e trasformato Barrera e la sua isola, in una piccola grande celebrità. Sostiene sempre Velasco, che dalla morte di suo zio, oggi in media sono in visita sull’isolotto, numerosissimi turisti ogni giorno, che contribuiscono ad alimentare ulteriori leggende sulle bambole assassine dell’isola. Si racconta che addirittura il regista Tim Burton nel 2012, avesse fatto visita all’ “Isla de las munecas”.
Il noto regista era infatti in Messico in quel periodo per la promozione del suo film di animazione “Frankenweenie“. La sua gita duró diverse ore, e fonti a lui vicine sostengono che Burton in realtà avesse giudicato il luogo, molto meno pauroso di come si aspettava fosse.
Testi e Foto: David Marrone