Maradona a Napoli, autentici cori da stadio San Paolo, hanno accolto l’indimenticato campione argentino ieri sera davanti al Teatro San Carlo di Napoli a cui la tifoseria partenopea è legatissima da sempre.
Gli ultrà azzurri hanno anche esposto, in bella vista, fuori del teatro, uno striscione che recitava così: “Diego gioca al San Paolo ma quale San Carlo“. Migliaia e migliaia di appassionati e curiosi hanno atteso, invano, l’arrivo di Maradona, accalcandosi lungo tutta la zona antistante il Massimo napoletano pur di lanciargli un timido saluto.
Il pibe de’ oro, ovviamente, è giunto a teatro da un’entrata secondaria sconosciuta ai più per motivi di sicurezza e dalla porta di servizio ha raggiunto il palco per dare inizio al suo particolare show. L’inno alla gioia del grande Beethoven ha aperto la serata evento del San Carlo dedicata esclusivamente a lui, Diego Armando Maradona. ‘Tre volte dieci’ è lo spettacolo che ha portato nel solo ed unico tempio della lirica milletrecento spettatori tutti con qualcosa di azzurro indosso. Molte signore, tantissimi tifosi attempati, e diversi ragazzini alla riscoperta di un mito che a Napoli ha fatto storia in ogni strada e in ogni vicolo.
Nessuno voleva perdere un appuntamento così importante per il quale i biglietti sono andati a ruba in un tempo record. Tickets a partire dai 60 ai 300 e passa euro che non hanno scoraggiato affatto l’affluenza al teatro. Tuttavia posto per tutti non ce n’era, forse neanche il San Paolo avrebbe soddisfatto l’intera richiesta di partecipazione all’evento. Intanto, finalmente, sul palco appariva l’ospite tanto atteso, al suo ingresso in scena partiva fragoroso l’applauso del pubblico che intonava fin da subito cori al suo indirizzo. Diego sorrideva e strizzava l’occhio ai suoi numerosi fan.
Presenti tra il pubblico il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis ed i giocatori azzurri, Reina, Insigne e Callejon, oltre al mitico Carmando, massaggiatore del club azzurro, durante l’epoca maradoniana e non solo.
A poco a poco, intorno al mito di Napoli si facevano largo i più famosi attori della tradizione teatrale partenopea, quindi entrava in scena Gianni Minà, uno dei primi giornalisti italiani ad intervistare il fuoriclasse argentino al suo arrivo a Napoli nel 1984. Minà allora, come se il tempo non fosse trascorso affatto, rinnovava l’intervista sospesa tra vecchi ricordi e presente. La serata proseguiva tra tanti sorrisi, qualche lacrima e la sensazione che una leggenda come quella del pibe de’ oro sopravvive a tutto, al punto che il cuore dei napoletani, per Maradona, batte sempre forte, forte. Come del resto anche il noto scrittore napoletano, Maurizio De Giovanni, ricordava nel suo intervento molto appassionato. Prima di metter fuori le figurine Panini dell’epoca targata Diego Maradona ed abbracciare il suo campione dicendo: “Mi inchino a te, mio capitano“.
Intanto alle sue spalle, sullo schermo, scorrevano le immagini dello straordinario gol all’Inghilterra nel mondiale 86 in Messico e Diego quasi scoppiava in lacrime, e tra il singhiozzo della commozione affermava: “Quanto vorrei che lo vedesse mia madre”. Poi rivolgendosi a Minà cominciava a parlare del Papa, suo connazionale, affermando che solo grazie a lui si è riavvicinato alla religione ed alla fede. Dalla platea, allora, iniziavano a partire gli stessi cori che venivano intonati al San Paolo quando Maradona era l’idolo di Napoli e del Napoli. Lui si commuoveva ancora e diceva: “Qui mi sento a casa mia perché io non tradisco“. Naturalmente il pubblico andava in delirio per quelle parole, ma quando Maradona iniziava a palleggiare accadeva il finimondo: tutti in piedi ad intonare uno dei più famosi cori del’epoca: Oh mamma, mamma, mamma, ho visto Maradona, ho visto Maradona, innamorato sò!
Infine Diego rivolgeva un pensiero ai giovani di Napoli ed esclamava: “Dico ai ragazzi, non prendete la droga, non sparate. Vincete come ho vinto io. So che Napoli ce la farà“. E concludendo, rivolgendosi, esclusivamente al figlio affermava: “Chiedo scusa dopo 30 anni a mio figlio Diego. Non ti lascerò mai più“! A quel punto un grosso boato salutava la definitiva pace tra il padre ed il figlio.