nino d'angelo: il calcio in mani sbagliate

Nino D’Angelo: “Il calcio in mani sbagliate”

Nino D’Angelo: “Il calcio in mani sbagliate”

Nino D’Angelo, noto cantante neo melodico napoletano, oggi anche direttore artistico del Teatro Trianon, sito nella zona di Forcella a Napoli, è stato intervistato dal giornale Metropolis. Nino D’Angelo ha toccato senza peli sulla lingua l’argomento calcio, a suo dire, oggi nelle mani sbagliate di persone padrone troppo venali, come il presidente De Laurentiis e quindi si è soffermato sul netto calo degli spettatori allo stadio San Paolo, tentando di addurne le cause.

Ecco le parole del cantante Nino D’Angelo:

“Oggi vediamo che allo stadio ci sono sempre meno spettatori rispetto al passato, secondo me è dovuto al fatto che lo stadio è dei padroni attaccati ai soldi come De Laurentiis e non appartiene più ai tifosi. Oramai i tempi sono cambiati, non è più come una volta, quando le società di calcio  si autofinanziavano con gli abbonamenti dei tifosi. Attualmente il botteghino rappresenta solo un accessorio, il denaro lo si prende dalle televisioni a pagamento”. 

“Mentre negli anni addietro, quando io ero ragazzo e andavo a vedere la partita, le società fondavano la gran parte dei guadagni sui biglietti e  sugli abbonati che andavano allo stadio, oggi invece non è più così, ci sono gli sponsor e le pay tv, per cui i tifosi contano poco o nulla. Il calcio insomma è diventato soltanto un business e non è più un divertimento ed uno sport ma è solo una merce nelle mani di padroni, come Aurelio De Laurentiis. Il calcio è diventato una merce da vendere al migliore offerente e non più uno spettacolo da proporre ai tifosi; gli stessi calciatori non amano più la maglia che indossano e pensano esclusivamente al denaro: Bandiere come per esempio Totonno Juliano non esistono più”. 

Sia il costo sempre più elevato dei biglietti, un curva arriva a costare anche 40/50 euro, sia la possibilità di starsene a casa sul divano a godersi la partita in televisione, hanno fatto si che gli stadi fossero sempre più vuoti. La gente non è invogliata ad andare a vedere la partita dal vivo, perché costa troppo e ha capito il gioco di chi invece ne ha fatto un business. Ecco perché penso che le cose siano molto cambiate rispetto al passato. Anch’io non vado più al San Paolo  da molto tempo ormai, ma da giovane ci andavo sempre. Oggi guardo, come molti, le partite in tv seduto in poltrona a casa mia.”

“Non saprei dire se oggi sono ancora quello che i tifosi amavano dopo il film e l’inno sul Napoli. Ma so che per un vero tifoso la fede azzurra è una passione che nasce e muore dentro ed io lo sono uno di quelli. Io e Diego siamo grandi amici. Lui è il più grande calciatore che sia mai esistito sulla terra ed è un’icona per la città di Napoli e per i tifosi. Insieme abbiamo girato anche un film di Neri Parenti, “Tifosi”, del 1999. Sono felice che torni qui a Napoli prossimamente perché è nel cuore di tutti i napoletani!”

Queste le affermazioni di un Nino D’Angelo, apparso alquanto deluso dall’evoluzione di questo sport che indubbiamente è divenuto una macchina da soldi ma è altrettanto vero che resta lo sport più bello del mondo.

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