Napoli Capitale della Musica: La Scuola Napoletana rivoluziona il ‘700. Un’analisi de “La Musica del Sole” di Enzo Amato.
Napoli Capitale della Musica. Ho appena concluso “La musica del sole” di Enzo Amato, Controcorrente edizioni, e sono rimasto affascinato dalla straordinaria ricchezza musicale della Napoli del Settecento. Non immaginavo che in quel periodo la nostra città fosse stata una vera super capitale della musica europea, un epicentro culturale che irradiava la sua influenza in tutto il continente. Amato, con il suo approccio revisionista e polemico, smonta la narrazione storiografica tradizionale che pone Vienna e la cosiddetta “Wiener Klassik” (Haydn, Mozart, Beethoven) come culmine incontrastato della musica del periodo. Il libro argomenta con forza la centralità di Napoli, derivante dalla presenza di istituzioni musicali di prim’ordine, come i conservatori e il Teatro San Carlo, dal mecenatismo aristocratico e da una cultura popolare profondamente permeata di musica.
La parte che mi ha davvero sorpreso è stata quella su Mozart e il suo presunto plagio di un’intera opera di Pasquale Anfossi. Questo episodio, se confermato, testimonierebbe non solo quanto la scuola napoletana fosse all’avanguardia, ma anche come fosse “saccheggiata” dai più grandi compositori dell’epoca, desiderosi di attingere alla sua inesauribile fonte di innovazione e creatività. Questo punto si lega alla critica di Amato al concetto di “Wiener Klassik”, che, secondo l’autore, avrebbe ingiustamente oscurato il contributo fondamentale dei compositori napoletani.
Profondità.
Gli approfondimenti sui conservatori storici di Napoli sono illuminanti. Questi istituti erano vere e proprie fucine di talenti, dove si formavano musicisti che poi conquistavano i più prestigiosi teatri europei. Il fenomeno dei castrati, che Amato analizza in dettaglio, rivela aspetti sorprendenti della cultura musicale dell’epoca, offrendo uno spaccato di un mondo complesso e affascinante.
Mi ha colpito la profondità con cui Amato ricostruisce la catena di grandi maestri che hanno reso Napoli una capitale mondiale della musica. Alessandro Scarlatti, che rivoluzionò l’opera seria, e suo figlio Domenico che portò il suo genio fino in Spagna, ridefinendo l’arte della tastiera. Francesco Durante e Leonardo Leo, pilastri della scuola napoletana, di cui mi ha sorpreso scoprire l’influenza sulle generazioni successive. E che dire di Pergolesi? Non sapevo che la sua breve vita avesse lasciato un’eredità così duratura, con il suo “Stabat Mater” che ancora oggi commuove.
Nicola Porpora era noto soprattutto come maestro di Farinelli, ma il libro rivela la sua importanza come compositore e formatore di cantanti virtuosi. La figura di Cimarosa emerge potente, con il suo “Matrimonio Segreto” che incantò persino l’imperatore Leopoldo II. Tra questi giganti, Gian Francesco de Majo brilla per la sua originalità, mentre Paisiello e Jommelli rappresentano l’apice di questa tradizione, portando lo stile napoletano nelle più prestigiose corti europee. Amato si impegna in una vera e propria opera di rivalutazione di questi compositori, spesso dimenticati o sottovalutati dalla storiografia tradizionale.
Grande ricerca.
Napoli Capitale della Musica. Mi ha colpito l’ampiezza della ricerca: le biografie di circa 200 musicisti rivelano un panorama molto più vasto di quanto immaginassi. Il libro contiene anche una mappatura dettagliata delle biblioteche mondiali che conservano i manoscritti di questi compositori – un patrimonio immenso e disperso che testimonia quanto fosse diffusa e apprezzata la musica napoletana. Amato sottolinea in particolare il ruolo della Biblioteca dei Girolamini, una fonte inestimabile per la conoscenza della musica napoletana, purtroppo ancora oggi soggetta a saccheggi e depauperamenti.
L’autore ricostruisce magistralmente il ruolo centrale del Teatro di San Carlo, uno dei più importanti teatri d’opera del mondo, che fu un vero e proprio tempio della musica, ma anche la vivacità degli altri teatri cittadini. Gli aneddoti sulla vita quotidiana dei musicisti, sui rapporti con i mecenati, sulle dispute artistiche dell’epoca sono raccontati con uno stile coinvolgente che rende la lettura appassionante e accessibile anche a chi non è un esperto di musica.
Riscoprire.
È un libro che mi ha fatto riscoprire Napoli da una nuova prospettiva, invitandomi a riconsiderare le narrazioni storiche convenzionali. Non sapevo che la nostra città avesse dato i natali a così tanti musicisti di talento, né che la loro influenza fosse stata così profonda e duratura. “La Musica del Sole”, pur con il suo approccio revisionista che può suscitare discussioni, offre una prospettiva stimolante e un valido contributo alla valorizzazione del ricco patrimonio musicale napoletano. Lo consiglio a chiunque voglia comprendere meglio non solo la storia della musica, ma anche il ruolo culturale che Napoli ha avuto nel Settecento europeo.