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The 25th Frame: Decifrare la Manipolazione del Subconscio

La verità inquietante sui messaggi subliminali.

The 25th Frame: Decifrare la Manipolazione del Subconscio. La verità inquietante sui messaggi subliminali.

The 25th Frame. L’articolo di Maria Florea sui messaggi subliminali mi ha risucchiato in un vortice di teorie e ipotesi sul funzionamento della percezione subconscio. Fin dalle prime pagine, l’autrice ricostruisce la storia del famoso esperimento del 1957, quando il pubblicitario James Vicary affermò di aver proiettato subliminalmente i messaggi “Bevi Coca-Cola” e “Hai fame? Mangia popcorn” durante la proiezione di un film in un cinema del New Jersey. Anche se Vicary ammise in seguito che si trattava di una truffa pubblicitaria, l’idea di poter influenzare occultamente l’inconscio collettivo si era già radicata nell’immaginario popolare.

Ciò che mi ha colpito di più sono state le analisi dell’autrice sul funzionamento della percezione subconscio, a partire dai rivoluzionari principi della psicoanalisi freudiana. Florea spiega in modo affascinante come parole, immagini o semplici elementi visivi apparentemente innocui possano stimolare memorie represse, complessi o sentimenti negli abissi della nostra mente inconscia. Basta inserirli nel contesto giusto e si attivano associazioni inconsce legate alla nostra sfera più intima e personale.

25° fotogramma

L’aspetto che mi ha affascinato di più è il concetto del famoso “25° fotogramma”. Nel flusso di 24 fotogrammi al secondo che il nostro cervello percepisce normalmente, può essere inserito un 25° fotogramma contenente un messaggio completamente scollegato dal contesto, ma noi lo registriamo comunque a livello subliminale. Qui Florea fornisce esempi davvero crudi e destabilizzanti di pubblicità e film che hanno utilizzato questa tecnica per veicolare messaggi nascosti.

Uno degli esempi più eclatanti citati è quello del manifesto Marlboro, in cui le lettere “l” e “b”, ingrandite rispetto alle altre, creerebbero un’allusione sessuale che ricorda l’immagine di un pene con testicoli neri. Ma non finisce qui: il triangolo bianco del logo Marlboro verrebbe inconsciamente associato a un simbolo massonico come la piramide. Inquietante, vero? Eppure, è solo grazie all’analisi di Florea che ho preso consapevolezza di quanto siano radicati questi messaggi subliminali, persino nei loghi pubblicitari più diffusi e apparentemente innocui.

 

Il film di Kubrick intitolato “Eyes Wide Shut”, con protagonisti Tom Cruise e Nicole Kidman, viene esaminato fotogramma per fotogramma, rivelando la presenza di inquietanti riferimenti simbolici nascosti.

In una particolare scena, un ornamento destinato a celebrare le feste natalizie appare sullo sfondo. Questa decorazione ha la forma della Stella di Ishtar, un importante simbolo dell’antica civiltà babilonese. La Stella di Ishtar rappresenta la dea omonima e porta con sé significati oscuri legati ai concetti di fertilità e desiderio di vendetta. In un altro fotogramma, viene inquadrato il cerchio magico di un rituale di evocazione, praticamente identico a quelli presenti nei manuali antichi di stregoneria.

Romania

Ma non finisce qui. Florea cita persino un esperimento condotto nel 2014 con alcuni studenti liceali a Suceava, in Romania. I ragazzi dovevano creare uno spot pubblicitario per una droga, tentando di inserire messaggi subliminali come numeri di uffici postali durante il video. Ebbene, quando lo spot “contaminato” è stato mostrato ai volontari, solo un ragazzo su tutti è riuscito a notare la presenza del fotogramma “anomalo”. Eppure, i dati delle scansioni cerebrali hanno confermato che i cervelli dei soggetti reagivano inconsciamente a quelle immagini, anche se non ne erano pienamente consapevoli.

Questi esempi concreti mi hanno profondamente turbato. Ero davvero così esposto a continui tentativi di manipolazione subcosciente da parte dei media, della pubblicità e dell’intrattenimento? La mia mente era costantemente un campo di battaglia per forze occulte che cercavano di pilotarmi dall’interno, piegando i miei stessi processi cognitivi ai loro fini reconditi?

Eppure, come spiega Florea, c’è una sorta di perversa fascinazione in questa prospettiva. È come se l’autrice mi stesse iniziando lentamente ai misteri oscuri della comunicazione di massa, rimuovendo il velo dai miei occhi e mostrandomi le sottili e sotterranee dinamiche che governano la diffusione dell’informazione a livello inconscio. Un viaggio esplorativo nelle pieghe più nascoste e inquietanti della psiche umana.

Contaminazioni

Ciò che mi ha più scosso è stata la riflessione finale dell’autrice. Nella trasmissione di un messaggio, l’intenzione iniziale del mittente è l’unica cosa certa. Nel suo percorso verso il destinatario, quel messaggio subisce inevitabilmente trasformazioni, contaminazioni e ibridazioni con altri stimoli e suggestioni inconsci. Una volta raggiunta l’area subcosciente del ricevente, l’intento comunicativo originale sfugge completamente al controllo del mittente, entrando in un territorio alieno con le sue stesse regole e dinamiche che possono distorcere o addirittura rovesciare il significato originario.

The 25th Frame. Se pensiamo ai continui tentativi di persuasione operati dai media, dalla pubblicità, dalla politica e così via, l’idea che quei messaggi possano sfuggire al controllo dei loro creatori, subendo pericolose mutazioni nelle menti di destinatari inconsapevoli, è raccapricciante. Una prospettiva inquietante che svela la menzogna alla base di gran parte della comunicazione di massa.

Infatti, come sottolinea Florea, il subconscio sembra essere un labirinto oscuro, popolato da archetipi, simboli e pulsioni che rispondono a una logica misteriosa, quasi aliena rispetto alla nostra razionalità. Memorie dimenticate, sensazioni di déjà vu e contenuti onirici sono solo frammenti di quel mondo sotterraneo a cui non abbiamo pieno accesso, ma che sembra influenzare pesantemente i nostri comportamenti e le nostre scelte, spesso all’insaputa della nostra coscienza vigile.

Inquietante fascino

Eppure, per quanto angosciante possa essere, questo immergersi nelle profondità dell’inconscio proposto da Florea possiede il suo inquietante fascino. È come se l’autrice stesse aprendo una crepa in quei mondi oscuri che sfuggono alla percezione comune, esplorati solo da pochi iniziati. Un viaggio alle radici ancestrali della mente umana, dove tutto appare più stratificato, complesso e simbolico di quanto percepiamo in superficie.

Un’ultima, inquietante riflessione: se è vero che alcuni esseri umani a volte soccombono alla tentazione di manipolare questi poteri occulti per fini personali, è altrettanto vero che l’unica vera difesa rimane la consapevolezza totale. Prendere coscienza di questi strati oscuri della psiche, e imparare a decodificarne segnali e schemi nascosti, potrebbe essere l’unica via per liberarci da queste insidiose influenze e riconquistare un po’ di controllo sulla nostra coscienza.

Un compito arduo, forse disperato, ma l’unico sentiero per preservare la nostra integrità mentale ed evitare le insidie dei messaggi subliminali che ci circondano.

Consapevolezza

The 25th Frame. Dopo questo immergersi negli abissi del subconscio, in effetti, ho avuto la sensazione che si fosse aperto uno squarcio nella mia percezione della realtà. Una frattura da cui, per quanto io cerchi di richiuderla, filtra costantemente quell’alone d’inquietudine – inquietudine che solo una piena consapevolezza di ciò che governa i nostri pensieri potrebbe forse dissipare.

Una sensazione di precarietà costante, di esposizione a forze oscure e tentacoli sotterranei contro cui sembra impossibile lottare. Eppure, è proprio questa tensione a mantenere viva la fiamma della curiosità, spingendomi a indagare oltre il velo delle apparenze.

Se c’è una cosa che l’articolo di Florea mi ha insegnato, è che dietro la rassicurante patina della nostra percezione cosciente si nascondono oscuri meccanismi di condizionamento, la cui portata possiamo a malapena immaginare. Archetipi, richiami atavici e sottili suggestioni sembrano tessere una trama nel sottosuolo della psiche collettiva.

Forse questa è la chiave per comprendere a fondo la perversa fascinazione esercitata dall’inconscio: quell’aura di mistero e quel senso di non avere pieno controllo sui processi che ci governano e modellano dall’interno. Un brivido di vertigine di fronte all’abisso imperscrutabile che ciascuno di noi porta dentro di sé.

Innocenza perduta

The 25th Frame. D’altro canto, mi sono chiesto, forse è proprio questa perdita di innocenza, questo svelamento delle ombre che governano i recessi della mente, la condizione necessaria per cominciare davvero a comprendere la complessità della natura umana. Accettare questa dimensione oscura, e abbracciarne il tenebroso fascino, potrebbe essere il primo passo verso una conoscenza più profonda di noi stessi.

Certo, immaginare di essere costantemente esposti ai messaggi subliminali dei media, della pubblicità e di chiunque abbia interesse a manipolarci è un’idea profondamente inquietante. Ma forse è proprio questa piena consapevolezza del pericolo che ci circonda l’unica vera difesa contro le insidie dell’inconscio.

Perché anche se non possiamo impedire che i tentacoli dell’occulto continuino a infiltrarsi nelle nostre menti, prenderne coscienza potrebbe essere il primo passo per smascherarne gli inganni e rendere inefficaci le loro macchinazioni. Un processo di resistenza che parte dalla più profonda introspezione.

D’altronde, chi meglio di noi può esplorare i meandri oscuri del nostro io interiore? Quali armi più affilate delle nostre stesse facoltà di introspezione e autoconoscenza per contrastare i sottili sotterfugi delle forze che cercano di manipolarci?

E… allora?

Ecco perché questo viaggio negli inferi della psiche proposto da Florea mi ha profondamente scosso ma al contempo affascinato. Per quanto angosciante possa essere confrontarsi con la nostra dimensione oscura, forse solo accettandola e interrogandola possiamo davvero intraprendere il cammino verso una genuina libertà interiore.

The 25th frame. Un percorso irto di insidie e pericoli, certo, ma anche l’unica via per non essere più schiavi delle trame che una presunta “realtà” vuole costantemente tessere per noi. Prepariamoci a inoltrarci nelle caverne più buie dell’essere: solo allora potremo forse un giorno diventarne i custodi vigili, anziché le vittime inconsapevoli.

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