Dante e l’Oriente: le riflessioni di Brenda Schildgen sulla Commedia. Nell’acuta considerazione di Dante per l’Oriente, le sue meraviglie diventano simboli della grandezza di Dio e della bellezza del regno divino. Dante and the Orient.
Dante e l’Oriente. Sondando la conoscenza di Dante della geografia empirica, l’uso della retorica delle crociate e il fascino del mondo al di là dei confini europei, Brenda Deen Schildgen offre una nuova allettante prospettiva sull’immaginazione utopica, le motivazioni politiche e le intenzioni letterarie di Dante nella Divina Commedia e in altre opere. Dante e l’Oriente è un libro molto interessante, edito Salerno Editrice.
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Meticoloso lavoro di ricerca. Nel meticoloso lavoro di ricerca Dante e l’Oriente, Schildgen sostiene che la trattazione dantesca dell’Oriente gli permise di utilizzare la retorica impiegata nelle narrazioni delle crociate e in altra letteratura di viaggio per opporsi agli obiettivi militari e polemici delle crociate e per invocare la riforma della Chiesa e dello Stato. Schildgen afferma la conoscenza dell’Oriente da parte di Dante descrivendo la sua padronanza della geografia empirica e della cartografia, che erano coerenti con le teorie correnti del XIII e XIV secolo. Tuttavia, Dante si oppone alle tradizioni cartografiche e alle convenzioni della narrazione crociata sostituendo un viaggio metaforico a un pellegrinaggio letterale, spostando così l’enfasi dalla visione materiale dei luoghi scritturali utilizzata in altre narrazioni di crociate e pellegrinaggi.
Dante e l’Oriente. Fondendo una solida ricerca storica con un innovativo pensiero contemporaneo, Schildgen illustra come l’adozione unica di Dante della retorica della crociata gli conferisca il ruolo di profeta. Attento alle terre al di là dei confini europei – ma senza “orientalizzarle” o “esoticizzarle” – Dante mette in discussione il concetto di salvezza al di fuori delle terre cristiane e lancia un’infuocata missiva poetica a un mondo latino in crisi e decadente che non è all’altezza degli ideali proclamati. Nell’acuta considerazione di Dante per l’Oriente, le sue meraviglie diventano simboli della grandezza di Dio e della bellezza del regno divino.
Dante e l’Islam. I riferimenti di Dante Alighieri al mondo islamico sono analizzati per determinare come egli percepisse l’Altro musulmano attraverso la sua lente cristiana medievale, e come questo abbia plasmato sia la sua concezione religiosa della salvezza, sia il suo sogno politico di una monarchia universale. L’Orientalismo di Edward Said funge da teoria fondamentale che guida questo studio e serve a determinare come la percezione di Dante del mondo islamico sia stata plasmata attraverso lo studio soggettivo dell’Oriente che lo ha preceduto, oltre che dal suo ambiente politicamente e religiosamente diviso. Mentre le rappresentazioni dantesche dei profeti islamici, Mohammad e Ali, danno l’impressione iniziale che il poeta fosse veementemente anti-Islam, l’analisi di altri suoi riferimenti ai musulmani e, in seguito, ad altri non cristiani, rivela che le sue opinioni sull’Altro sono molto più complesse e non necessariamente negative.
Dante e l’Oriente. Sebbene Dante denigri gli individui le cui azioni hanno dato inizio allo scisma, la condanna del poeta non si limita a descrizioni religiose o politiche, né condanna coloro che hanno seguito gli insegnamenti dei leader scismatici, il che lo rende una figura unica tra molti suoi contemporanei. Il punto di vista di Dante sulle crociate e sul conflitto tra Chiesa e Stato è messo in evidenza anche per l’impatto significativo che questi aspetti ebbero sul desiderio di Dante di una monarchia universale. Attraverso l’inclusione di molti riferimenti – sia sottili che palesi – principalmente al mondo islamico, ma anche agli ebrei e ad altri non cristiani, Dante solleva complesse domande sulla possibilità di salvezza al di là del cristianesimo, applicando queste domande alla sua visione politica di una monarchia universale stabile e unita e alla minaccia che l’alterità pone a questo ideale.
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