Claudio Gatti ed il pendolarismo. Trasformare quella che è normalmente una noiosa routine quotidiana in una documentazione attenta dei luoghi e dei percorsi suburbani.
Claudio Gatti. L’occasione per questo personaggio, molto singolare, di redimere, attraverso una continua ed attenta osservazione delle persone e dei luoghi, il proprio quotidiano faticoso spostamento verso il luogo di lavoro. Questo attraverso la singolare scrittura, di piccoli appunti di viaggio, simpatici e pungenti, oltre a foto effettuate con il proprio telefonino.
Il pendolarismo, sicuramente non fa emergere il meglio delle persone, soprattutto, quando è purtroppo combinato con il sovraffollamento, il traffico e di questi tempi, soffocanti mascherine e calura.
Tutti i viaggiatori abituali conoscono bene, oltre ad esserne vittime, tutti quei piccoli grandi fastidi che giornalmente sono costretti, e malvolentieri a sopportare. Passeggeri, che ascoltano musica ad alto volume o che fanno lunghe telefonate ad alta voce, treni e metro sovraffollati al limite, la corsa al posto a sedere, maleducazione diffusa ed irriverente, mancanza di pulizia ed igiene, etc., etc. Una messe di accadimenti ai quali si fa fatica a resistere, spesso, con un notevole dispendio di energie psico fisiche.
In tutto questo, Claudio Gatti, riesce a raccogliere, con acuta intelligenza e spirito di osservazione uno spaccato sociale, momenti, attimi, di vita quotidiana di tante vite, comunque pulsanti di urbanità.
Leggerete di seguito alcuni di queste brevi storie di cronaca metropolitana, avvolgenti e affascinanti nella loro semplicità, corredate di alcune fotografie dell’autore a corollario.
Buona lettura, ed un augurio a Claudio Gatti, per il suo spirito e soprattutto per la imminente pubblicazione del libro “Intera rete Cronache metropolitane” che raccoglierà gran parte di tutti questi accattivanti scritti e fotografie, che non esitiamo a definire come dei veri e propri, appunti di viaggio d’autore.
RIDARELLA – C. Gatti
Metro B. Vagone quasi vuoto. Tre ragazzini rom (fisarmonica, tamburello, amplificatore) attaccano una Lambada, molto molto strascicata. Passano davanti a un signore che sta telefonando e sbuffa infastidito (c’ha pure che lì sotto il telefono gli prende poco). È un tipo sui quarantacinque con cravatta, un po’ di paese, forse meridionale. Il più piccolo dei tre si accorge della reazione e insieme a quello col tamburello tornano indietro solo per suonargli davanti. Lui, occhi al cielo, questa volta non abbocca alla provocazione. Nel vagone s’alza la tensione ma solo mezza tacca…
A quel punto una signora, forse una turista del nord Europa, per l’imbarazzo gli prende un attacco di ridarella. La fa a sbotti brevi e incontenibili che pretenderebbe di contenere tappandosi la bocca con una mano. I tre ragazzini si girano per guardarla e quella peggio: continua pure quando escono. Il tipo in cravatta invece rinuncia del tutto a telefonare (e penso rimpianga di non essere rimasto ad Avezzano). – 2018, week 37
NERI – C. Gatti
Dice che quando è salito sul 170, già abbastanza pieno, è salito con lui pure un nero, un nero qualsiasi e lui come fa sempre quando sale sui mezzi s’è controllato il portafogli in tasca. Dice che allora il nero se n’è accorto e c’è rimasto di cacca e gli ha attaccato un pippacchione che non è così che si fa, che non è che perché lui è straniero uno si controlla il portafogli, eccetera eccetera. Dice che lui ha balbettato qualche giustificazione: ma, no, guarda…, non è come pensi…, cioè in un certo senso sì ma l’ho fatto senza malizia…. Dice che il nero stava pure ad abbozza’ ma il problema è che erano saliti pure dei fasci, di quelli tutti rasati e tatuati.
Dice che quelli come hanno visto il nero che cazziava il bianco so’ partiti de capoccia: tornatene a casa tua, qua non te ce volemo, io ve metterebbe tutti ne le cammere a gas e tutto il repertorio loro. Allora lui s’è sentito in dovere di difendere il nero, mantenendo un certo stile però: ma come ti permetti, questo è amico mio, ma perché non ve fate un pacco de cazzi vostri (lo stile non ha retto più di tanto). Capirai!.. i fasci hanno lasciato perde il nero e hanno attaccato con lui. Sulle prime lui ha provato a fare pippa: prima guardandosi intorno poi provando a parlare col nero che essendo pure del Trullo se stava già a imbrutti’ (‘sto matto). Dice al nero oh, parliamo della Roma e non ha beccato l’unico soggetto del Trullo che non guarda il calcio?! allora però è vero che siete voi che non volete integravve!..
Dice che non si sa come ma ha funzionato: alla fermata successiva sono scesi insieme col nero, senza guardarsi indietro e quando dopo un paio di metri si sono lentamente girati, tipo poker, i fasci non c’erano più. Come nelle fiabe. Erano rimasti sul bus. E quindi col nero se s’ho fatti un bel sospirone liberatorio perché a quel punto anche quello del Trullo, pur essendo del Trullo, aveva smaltito parecchio. – 2018, week 28
CIABATTE – C. Gatti
Dice che oggi a reparto c’è stata una gran confusione per via che ‘stanotte è sparito il ricoverato cinese, quello mezzo fuori di testa. Ma il problema non è stato questo. E’ che le figlie del cinese per non far scappare il padre gli avevano già tolto tutti i vestiti e pure le scarpe. Quello allora è scappato così com’era, praticamente in mutande e maglietta fregandosi il camice del medico di guardia e pure le sue scarpe, quelle di cuoio fatte a mano. Quando si sono accorti che il cinese non stava a reparto e l’hanno cercato, di lui hanno trovato solo le sue ciabattacce cinesi messe precise in medicheria al posto delle scarpe sacre del medico.
Figurati quello! Rimasto senza scarpe, è andato via incazzatissimo con le Crox ai piedi. Oggi doveva scappare perché aveva pure studio presto e non poteva certo aspettare che trovassero il cinese. Minacciava sfracelli contro tutti. Per fortuna il cinese l’hanno subito trovato. Stava in un sotterraneo del terzo padiglione e ai piedi c’aveva ancora ‘ste scarpe sacre.
Ultimo mistero: non s’è capito che fine gli hanno fatto fare alle ciabattacce del cinese. Si sospetta una vendetta del medico. Il cinese però le rivuole comunque indietro, ha rotto tutto il giorno e dice che in Italia è proprio tutta una mafia. – 2017, week 40
BELLI DENTRO – C. Gatti
Oggi, in un treno affollatissimo, una 35enne tracagnotta (ma non sgradevole) parlando con una ragazza spigliata (decisamente spumeggiante) ha detto (testualmente): “A me importa solo che abbia un bell’animo” e a sentirlo siamo rimasti tutti senza parole (e anche la ragazza sullo spumeggiante m’è sembrato smettesse un po’ di spumeggiare). – 2018, week 12