Napoli: Il teschio con le orecchie, leggenda che si collega al culto delle anime pezzentelle; il cranio, oggetto di devozione popolare ed intermediario dell’aldilà, si trova nella Chiesa di Santa Luciella, a San Biagio dei Librai a Napoli.
Nella chiesa di Santa Luciella, in pieno centro storico di Napoli, l’attrazione più grande per i visitatori è rappresentato dal teschio con le orecchie, risalente ad una leggenda che si collega al culto delle anime pezzentelle. Questo cranio, situato nella zona cimiteriale, peraltro raro nel suo genere, dal momento che pare abbia conservato i padiglioni auricolari, è, infatti protagonista di una vecchia leggenda che lo vedrebbe intermediario tra il mondo dei vivi e quello dell’aldilà. In realtà i fedeli gli rivolgevano preghiere, richieste e speranze per i loro defunti, poiché quelle orecchie così grandi avrebbero potuto ascoltare e riferire meglio “a chi di dovere” la loro supplica.
Tuttavia non è certo se si tratti veramente di cartilagini rimaste intatte, oppure di parti di ossa, di sicuro sembra essere davanti ad un teschio con le orecchie che fu oggetto di devozione da parte dei cittadini del quartiere fino agli inizi del ventesimo secolo. Delle origini della Chiesa di Santa Luciella, in verità, non si conosce molto; si pensa che la sua costruzione possa risalire intorno al periodo medioevale dell’undicesimo secolo. La chiesa abbandonata a sé stessa per più di 30 anni, vittima dell’usura del tempo, oggi tenta di riaprire le sue porte al pubblico in virtù del progetto di recupero realizzato dell’associazione Re-spirare Arte, fatta da un gruppo di cinque giovani professionisti tra architetti e storici dell’arte, che da due anni a questa parte si sono adoperati attraverso #savesantaluciella, lavorando assiduamente per la sua ripresa di struttura pubblica.
Ritornando al teschio, la sua identità resta ancora nascosta dal mistero, però, un gruppo di studiosi lo sta esaminando nella speranza di risalire alla sua fisionomia; tuttavia una cosa è sicura: si trova lì dal 1600, probabilmente, vittima di quella lunga ondata negativa rappresentata dalla peste, la quale soltanto nella città partenopea mise al tappeto la metà della popolazione con ben 240.000 morti.