Accademia Pontaniana di Napoli, la più antica d’Italia, nata probabilmente ne 1443. Essa fu fondata poco prima di quella quella Romana e Medicea ed ha vissuto per oltre cinquecento anni con alterne fortune.
L’Accademia Pontaniana di Napoli è la più antica della nostra penisola, in quanto fondata poco prima di quella Romana e Medicea, molto probabilmente intorno all’anno 1443. Essa si districò con alterne fortune per la bellezza di oltre cinque secoli, morendo e rinascendo più volte. La sede prescelta fu il Castel Nuovo Aragonese, luogo in cui tutti gli intellettuali napoletani erano soliti riunirsi al fine di comunicare tra loro e parlare vicendevolmente dei loro studi effettuati. Come accennato non abbiamo la certezza dell’anno della sua fondazione ma si ritiene abbastanza plausibile la data sopra indicata.
Le varie riunioni dell’Accademia Pontaniana venivano moderate da tale Antonio Beccadelli, chiamato il Panormita, assai legato ad Alfonso il Magnanimo, V Re d’Aragona e I di Napoli, da cui la prima Accademia assunse il nome di Alfonsina. Antonio Beccadelli è legato alla fondazione dell’Accademia che inizialmente fu chiamata Porticus Antonianus, le cui riunioni si tenevano sotto i portici di Via dei Tribunali, 339.
Dopo la morte del sovrano e malgrado il susseguirsi di guerre, le adunanze proseguirono normalmente, presso l’abitazione del Beccadelli, alla scomparsa del quale fu eletto presidente dell’Accademia Giovanni Pontano e le assemblee ebbero luogo fino alla sua morte nella sua casa o presso il tempietto che egli aveva fatto costruire nell’odierna via Tribunali. Nel corso delle varie riunioni si discuteva di argomenti di letteratura e filosofia ma anche di teologia e geografia.
Dell’Accademia, Pontaniana, fecero parte, tra gli altri, Gabriele Altilio, Jacopo Sannazaro, Benedetto Gareth detto “Cariteo”, Andrea Matteo Acquaviva, Girolamo Carbone, Giovanni Cotta, Francesco Pucci, Tristano Caracciolo, Pietro Summonte, Antonio de Ferraris detto “Galateo”. Dopo la morte del Pontano l’Accademia continuò sotto l’egida dei due suoi discepoli, Pietro Summonte e Girolamo Carbone, e più tardi sotto la presidenza di Jacopo Sannazaro. In questi anni a Napoli, diventata capoluogo di Viceregno spagnolo, i Pontaniani ebbero un ruolo importante al punto che l’Accademia fu apprezzata e stimata dagli studiosi più in vista d’Italia, tra i quali Pietro Bembo e Marcantonio Michiel, umanista veneziano.
Tuttavia l’Accademia Pontaniana visse degli molto anni difficili fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1542. Soltanto nei primi anni dell’Ottocento l’Accademia rinacque grazie ad alcuni studiosi desiderosi di ridare vita alle adunanze