Il pomodoro, tra storia, aneddoti ed utilizzo a Napoli

Il pomodoro, che gran bontà! Autentica pietanza di riferimento della della cucina Mediterranea. Storia, aneddoti ed utilizzo a Napoli.

L’apparizione del pomodoro sulle nostre tavole cela un curioso retroscena in quanto, all’ inizio del XVI sec., questa pianta ed il suo relativo frutto erano visti con diffidenza a causa dell’alto contenuto di solanina (alcaloide glicosidico estremamente tossico presente in ogni parte della pianta) indispensabile contro funghi ed insetti. È per questo che nel 1544 l’erborista Pietro Andrea Mattioli la classifica tra le specie velenose denominandola  “MALA AUREA” poi tradotto come “POMO D’ORO”.

A causa della paura che infondeva, all’ inizio il pomodoro fu impiegato e molto apprezzato esclusivamente per le sue doti ornamentali date da un’altezza che può raggiungere i due metri (se ben sostenuta), da lunghe foglie, da fiori che si distribuiscono a grappolo lungo il fusto e le ramificazioni ed, ovviamente, dalla bellissima bacca che produce -anch’essa denominata pomodoro-  che successivamente nei secoli diventerà la regina indiscussa di tutte le preparazioni , dalle più alle meno elaborate, in Italia e nel mondo.

Proprio per la bellezza del pomodoro data dal suo colore rosso acceso e da una forma che richiama alla mente quella di un romantico cuore, in Francia era consuetudine che gli uomini ne offrissero una piantina in dono alle loro amate come atto d’amor cortese; inoltre spesso gli alchimisti impiegavano il pomodoro per la preparazione di filtri o pozioni a causa dei suoi misteriosi poteri afrodisiaci.

Le prime sporadiche ricette contenenti il pomodoro si registrano in varie regioni dell’Europa meridionale nel XVII sec. In Italia, ed in particolare a Napoli, l’ impiego del pomodoro si diffuse soprattutto tra la popolazione , a causa delle pestilenze e delle carestie del XVII e del XVIII sec.  che spinsero la popolazione stremata dalla fame a cercare nuove fonti di sostentamento  mentre in Francia rappresentava una prelibatezza degna solamente del Re e della sua corte.

In America, luogo d’origine, il pomodoro dovette vincere una diffidenza ben più resistente e solo nel 1820 il colonnello Robert Gibbon Johnson ebbe il coraggio di dimostrare l’innocuità del frutto mangiandolo dinanzi una folla di curiosa accorsa per l’evento eccezionale.

Doveroso, in conclusione, citare un passaggio de “Ode al pomodoro” del poeta cileno Pablo Neruda:

“affonda
il coltello
nella sua polpa vivente,
è una rossa
viscera,
un sole
fresco,
profondo,
inesauribile (…)”

Daniela Scognamiglio

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