Il Pane e la superstizione a Napoli: guai a capovolgerlo a tavola

Il Pane e la superstizione a Napoli: guai a capovolgerlo a tavola. Il capoluogo campano è assai  famoso per le proprie credenze e le proprie  tradizioni che, in realtà, si tramandano di generazione in generazione. Una di queste credenze o superstizioni che dir si voglia, riguarda, appunto, il pane. Bisogna essere molti attenti quando lo si serve a tavola, durante il pranzo, o la cena: mai metterlo nell’apposito cestino all’incontrario, cioè con la parte superiore sotto.

Come noto, Napoli rappresenta la patria delle credenze, delle tradizioni e delle superstizioni, fin dai tempi più antichi. Una di queste credenze popolari riguarda il pane e la superstizione. Nel caso foste a tavola e notaste un pezzo di pane con la parte di sopra, messa di sotto nell’apposito cestino, significa che sicuramente che non siete a Napoli. Infatti nella tradizione, tutta  partenopea, si sa che il pane deve avere  una sua esatta collocazione a tavola, quando si pranza o si cena. Una collocazione che va rispettata obbligatoriamente per non incorrere in malefici. Per un napoletano, infatti, il pane non va mai messo, a tavola, girato sottosopra, o capovolto.

Si tratta di un rito dovuto alla superstizione che trae le sue origini, come spesso accade, tra il sacro ed il profano. Per quanto concerne il lato sacro, il pane a tavola, secondo la religione cristiana, rappresenta il corpo di Cristo, per cui capovolgerlo sarebbe come mettere Cristo a faccia in giù. Mentre sotto l’aspetto profano, la credenza napoletana vuole che il pane messo al contrario sia indice di malaugurio e porti quindi disgrazie  nelle case di chi, ingenuamente, lo ha capovolto. Pertanto a Napoli nessuno mai si sognerebbe di capovolgere il pane.

Oltre a queste due spiegazioni vi è una terza di matrice storica assai interessante, la quale considera il capovolgere il pane come un atteggiamento di disprezzo. Infatti i panettieri francesi, nel XV secolo, furono costretti a fornire questo bene ai boia, su disposizione del re Carlo VII. I fornai, allora, come segno di protesta, offrivano a questi portatori di morte del pane di infima qualità che distinguevano da quello buono, per non confondersi, capovolgendolo.

Del resto, il pane e la superstizione,. molto speso vanno a braccetto; un buon napoletano sa, perfettamente, che a tavola esso deve essere sempre abbondante, anche se non si riesce a consumare, tanto si può sempre riciclare. Difatti, il pane raffermo si può trasformare in pane  per le bruschette, oppure da usare nelle minestre, o ancora si può grattugiare. Se proprio lo si deve gettar via, allora, a malincuore, prima di disfarsene lo si bacia. A Napoli buttare via il pane è qualcosa di veramente delittuoso, perciò baciandolo, pare scusarsi per il gesto che si sta, purtroppo, compiendo.

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