Palazzo Reale Napoli: viaggio tra i sovrani più famosi che governarono la città, attraverso le sculture dei Re presenti all’esterno della facciata della struttura sita a Piazza del Plebiscito.
Palazzo Reale Napoli. Finalmente la facciata del Palazzo Reale Napoli è tornata visibile ai cittadini napoletani ed ai turisti di tutto il mondo che arrivano, sempre più numerosi, nella famosa Piazza del Plebiscito. Formata anticamente da un primo ordine di arcate e progettata da Domenico Fontana nel diciassettesimo secolo, fu poi modificata da Luigi Vantitelli nel 1754, il quale, a causa di alcuni cedimenti strutturali, creò delle speciali nicchie.
Queste ultime però rimasero vuote fino al 1888, anno in cui il Re Umberto I ordinò agli artisti dell’Accademia di Belle Arti otto colossali sculture, raffiguranti tutti i sovrani più rappresentativi delle dinastie succedutesi a Napoli durante i secoli. Il suo fu un intervento, dettato non tanto da un desiderio decorativo della facciata, bensì da una esigenza politica, finalizzata ad ostentare l’ingresso della dinastia sabauda nella storia del Regno della capitale del meridione.
Osservando le varie statue che ornano la facciata di Palazzo Reale di Napoli, notiamo da sinistra verso destra, la prima scultura che rappresenta la figura di Ruggiero II d’Altavilla, capostipite della dinastia Normanna, la statua fu progettata da Emilio Franceschi, e la sua opera fu l’unica a ricevere il consenso dalla critica. Il sovrano è ritratto nella scultura, con la corona bizantina ed i simboli del vicariato papale di cui fu investito. I capelli rasati sulla fronte, ma più lunghi sulla nuca, un’acconciatura tipica delle razze nordiche dell’epoca. Nella mano sinistra Ruggiero II il Normanno regge uno scettro mentre, nell’altra, la spada, sulla cui lama fece incidere i versi “Apulus et Calaber, Siculus mihi servit et Afer“. Il capostipite Normanno fu il fondatore del Regno del Sud, costituito dall’unione di tutti i possedimenti Normanni in Italia.
Proseguendo nel nostro percorso troviamo la seconda scultura, realizzata da Emanuele Caggiano, la statua di Federico II, Re di Sicilia, Duca di Svevia, Re di Germania ed Imperatore del Sacro Romano Impero. Il sovrano è raffigurato con un viso placido e rilassato, in contrasto con il suo carattere combattivo e tenace. Ai suoi piedi, la bolla di scomunica scagliatagli da papa Gregorio XI ed una serie di codici manoscritti, molto probabilmente inerenti alle Costituzioni Melfitane, da lui emanate nel 1231. È ricordato in particolare per la fondazione avvenuta il 5 Giugno del 1224, dell’attuale Università degli Studi di Napoli chiamata appunto Federico II.
La terza statua è quella riferita a Carlo I D’Angiò, realizzata da Tommaso Solari. La scultura presenta il labbro inferiore del sovrano leggermente arcuato, quasi a volere sottolineare una sorta di sdegno. La sua politica autoritaria, per la cronaca portò nel 1282 alla Rivolta del Vespro, con la separazione della Sicilia che riconobbe come sovrano Pietro D’Aragona.
Eccoci ora di fronte alla quarta scultura che ritrae Re Alfonso I il Magnanimo, progettata da Achille D’Orsi. L’opera dello scultore napoletano risulta un pò più bassa in confronto alla nicchia che la ospita. Il volto del sovrano risulta inespressivo e inoltre non si arrivano a scorgere e pupille negli occhi. Alfonso I, dopo aver sconfitto gli Angioini, entrò in pompa magna a Napoli il 23 febbraio del 1442 e per celebrare il suo trionfo commissionò ai principali scultori dell’epoca il maestoso arco di trionfo, che adorna tutt’oggi l’ingresso di Castel Nuovo. La città di Napoli conobbe, sotto il suo regno, un periodo di grande splendore, divenendo una delle principali capitali dell’Italia Rinascimentale.
Siamo arrivati alla scultura che riguarda la statua dell’imperatore Carlo V, la quinta, realizzata su bozzetto dello scultore Vincenzo Gemito. Si narra che a causa di questa commissione da parte del Re Umberto I, l’artista napoletano cadde in un grave stato di ansia e difficoltà, poichè da sempre aveva avuto una grande avversione per il marmo. Gemito infatti, prediligeva nella realizzazione delle sue opere, l’utilizzo del gesso. E inoltre, la sola idea di dover raffigurare un morto, gettò lo scultore in un tale sconforto al punto da essere ricoverato in una casa di salute. L’imperatore è ritratto con la mano destra che sembra indicare qualcosa che si trova sul pavimento, mentre nella mano sinistra regge una sorta di scettro.
Accanto a Carlo V troviamo la sesta statua che raffigura Carlo III di Borbone, realizzata da Raffaele Belliazzi. Il sovrano è raffigurato appoggiato alla canna dal pomo d’oro e con lo spadino impugnato con la mano sinistra, nascosto tra le pieghe della cintura. Carlo III fu il VII Re di Napoli, e portò la città a una piena vita autonoma, riuscendo a darle la dignità di capitale.
Segue la settima scultura, la statua di Gioacchino Murat. Realizzata da Giovan Battista Amendola. L’opera fu giudicata troppo teatrale come raffigurazione, dalla critica dell’epoca. Le braccia risultano tra l’altro, una più corta dell’altra, e la foggia del cappello non appartiene all’epoca Napoleonica. La singolare posizione della figura rappresenterebbe, secondo alcuni, il saluto rituale della Massoneria. Gioacchino Murat fu sovrano di Napoli durante il tumultuoso Decennio Francese.
L’ultima statua di Palazzo reale di Napoli, l’ottava, rappresenta Re Vittorio Emanuele II di Savoia. Costruita da Francesco Jerace, la scultura, vede raffigurato il sovrano che con il braccio destro regge in alto una spada, mentre con quello sinistro, piegato sul petto, stringe nella mano una copia della Costituzione. L’esponente di casa Savoia non fu Re di Napoli, bensì d’Italia, dal 1861 al 1879.