Arte: tra pittura e medicina.
Un tema che è sempre stato affascinante, per le sue implicazioni storico-culturali, è sicuramente quello relativo al rapporto che lega la medicina all’arte, visto e considerato che si è snodato attraverso diverse epoche. L’apporto fondamentale dell’arte figurativa, ci ha consentito difatti di determinare con certezza quali fossero le malattie che colpivano i nostri antenati ma anche di inserirle in un quadro ben determinato.
Pittura e medicina: Kar Brjullov.
Ad esempio, nell’opera dell’artista russo Kar Brjullov, nato a Pietroburgo nella metà dell’Ottocento e morto in Italia, si può risalire a quale malattia lo avesse colpito. Osservando bene il suo autoritratto, dal suo volto sofferente e pallido, si può ipotizzare addirittura che avesse un’endocardite, una infezione alle valvole del cuore che era molto diffusa in quel periodo. In un altro ritratto, quello del famoso pittore Surikov “Persona con mano dolorante”, si vede un uomo con la mano sinistra visibilmente gonfia e arrossata. La causa di ciò, potrebbe ascriversi ad una frattura oppure ad una lussazione o ad una semplice artrosi. L’artista, aveva cercato in tal senso, un soggetto con un arto malato al fine di poterne ritrarre la sua sofferenza. Altrettanto noto è anche il quadro del pittore Kramskoj che ritrae il poeta Nekrasov, costretto a letto da una malattia, nei suoi ultimi giorni di vita.
Pittura e medicina: Repin e Musorgskij.
Del collega ucraino Repin, è invece il ritratto del compositore russo Musorgskij, poco prima che spirasse. Nell’opera, la malattia e la morte sono chiaramente percepibili da numerosi dettagli come per esempio l’aspetto gonfio, sudato e sofferente del musicista, oppure gli occhi vitrei e lucidi che testimoniano uno stato di salute ormai gravemente compromesso. Da una rappresentazione praticamente realistica del connubio malattia-morte, a quella in cui addirittura riescono a scorgersi i segni distintivi dei malanni. E’ il caso dei disegni del grande Leonardo o dei dipinti di Caravaggio e Piero della Francesca, dove possiamo osservare molti soggetti affetti da gozzo, una protuberanza a livello del collo. In un’opera dell’artista originario di Vinci, conservata al Louvre, appare l’immagine di una donna affetta da esoftalmo e gozzo. Un lieve gozzo, si scorge anche in un dipinto di Botticelli, quello della bella Simonetta.
Pittura e medicina: Piero della Francesca.
Nella famosa “Resurrezione” di Piero della Francesca, il cosiddetto pittore della prospettiva, mette in evidenza l’evidente sporgenza di un soldato seduto al centro del dipinto. E se poi questo pronunciamento del collo, diventa un elemento decisivo per attribuire un’opera ad un artista, allora tale particolare può passare anche in secondo piano, seppur non bello da vedersi.
Pittura e medicina: Giuditta e Oloferne.
Stiamo parlando dell’opera, recentemente scoperta a Tolosa, ed attribuita a Caravaggio: Giuditta che tasta la testa ad Oloferne, anche se molti critici e studiosi, sono divisi. C’e’ chi sostiene (tra questi, l’endocrinologo Pozzilli), che il quadro sia stato eseguito proprio da Michelangelo Merisi, adducendo il fatto che l’artista fosse un profondo conoscitore di questa patologia tirodea che si manifesta in tutta la sua evidenza sul collo dell’anziana donna posta accanto a Giuditta. Difatti, l’artista ha ritratto questa malattia in almeno cinque opere (tra queste la Crocifissione di Sant’Andrea), con dovizia di particolari. Ecco come una semplice immagine, possa legarsi in modo così forte alla medicina per permettere agli studiosi ma anche ai più curiosi, di studiare ed osservare da vicino le patologie che da sempre colpiscono gli esseri viventi.
Grande realismo.
Perché, se anche i poeti i Santi, gli eroi e semplici cittadini venivano immortalati insieme alla loro malattia, ciò significa che la malattia non veniva considerata come un qualcosa di cui vergognarsi, bensì come qualcosa che faceva parte di loro, una semplice e normale manifestazione della varietà del corpo umano che in natura ci porta ad essere tutti diversi ma allo stesso tempo, particolari e speciali. Realismo che, nel corso degli anni, è andato sempre più a scomparire per lasciare spazio all’apparenza, proprio come vuole la nostra moderna società che ci vuole sempre belli e perfetti per convincerci che l’estetica è una qualità imprescindibile per farsi spazio nel mondo.
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