La pizza e l’arte del pizzaiuolo napoletano patrimonio dell’Umanità
La pizza e l’arte del pizzaiuolo napoletano proclamati patrimonio culturale dell’Umanità. Il Comitato per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco, riunito in sessione sull’isola di Jeju in Corea del Sud, ha dato, con voto unanime, parere positivo per la candidatura italiana, riconoscendo che la creatività alimentare della comunità napoletana è unica al mondo. Questo, il cinquantottesimo Bene tutelato per il nostro paese e il nono in Campania. Con grande soddisfazione, la nostra delegazione che ha seguito sull’isola il lavori del comitato dell’Unesco, ha annunciato la vittoria all’alba, in diretta Facebook.
Il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina su Twitter. “Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo”.
Secondo quanto scrive l’Unesco: “il know-how culinario legato alla produzione della pizza napoletana, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale”.
Quella della pizza napoletana è un’arte che risale a millenni fa, del resto la regina della cucina partenopea non poteva che essere la pizza ed in primis, la pizza Margherita. Per la cronaca quest’ultima è il settimo tesoro italiano registrato nell’elenco del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. L’arte dei pizzaioli napoletani, tramandata nei secoli, di generazione in generazione è da sempre stato un fenomeno mondiale.
“L’arte del pizzaiuolo napoletano è patrimonio culturale dell’Umanità”. Dopo la proclamazione, un lungo e fortissimo applauso, ha festeggiato il successo italiano atteso da ben otto anni. Molti dei delegati presenti hanno festosamente abbracciato i rappresentanti italiani che nella lunga notte del negoziato stringevano in mano, come impone la tradizione, un rosso “cuorniciello” napoletano porta fortuna.
Dunque la vera pizza quella coi fiocchi e controfiocchi è solo napoletana, ed è risultata, da tempo tra i primi cinquanta piatti più buoni al mondo. I pizzaioli partenopei sono gli unici ad avere questa vera e propria arte nelle loro mani e soltanto loro sono capaci di crearla in modo divino.
“È il giusto e meritato riconoscimento a un’arte antica, che è simbolo di Napoli e dell’Italia nel mondo. Da oggi comincia una nuova storia, tutta da scrivere, di cui noi facciamo e faremo parte sempre più orgogliosamente”. Così anche il presidente del Consorzio di Tutela della mozzarella di bufala campana Dop, Domenico Raimondo, ha commentato l’inserimento dell’arte del pizzaiolo napoletano nel patrimonio culturale dell’umanità da parte dell’Unesco. “La mozzarella di bufala campana Dop è indissolubilmente legata alla pizza per tradizione e cultura. Inoltre l’utilizzo del nostro prodotto è previsto nel disciplinare di produzione della pizza verace napoletana. Questo successo testimonia che quando l’Italia riesce a fare davvero sistema sa cogliere importanti traguardi. Da Seul arriva anche la conferma che la pizza deve restare un piatto popolare. Un plauso incondizionato va alle istituzioni, alle associazioni e soprattutto ai tantissimi pizzaioli, sempre più preparati, che ci hanno creduto sin dall’inizio. Tutti insieme hanno firmato una straordinaria pagina che sa di futuro”.