Museo Filangieri, un’Istituzione napoletana a rischio, si sensibilizza l’opinione pubblica per far si che ritorni quello di una volta.
Lo storico Museo Filangieri di Napoli, sito nel Palazzo Como in via Duomo, è uno dei paradossi di questa città. Infatti Napoli è piena zeppa di di turisti ma il Museo Filangieri rischia di chiudere i battenti di nuovo, a causa della scarsa affluenza di visitatori. La struttura, oggi come oggi, ha assoluto bisogno di fondi dalle Isitituzioni e della solidarietà dei napoletani. Per riportarlo ai fasti di un tempo, Palazzo Como ha bisogno di un ammodernamento istituzionale che trasformi l’ottocentesca struttura in una moderna Fondazione partecipativa che ne rafforzi il rapporto con la società civile.
Molteplici gli appelli della cittadinanza partenopea ai rappresentanti di Palazzo San Giacomo, i quali tuttavia hanno già garantito un robusto apporto, con la Regione, alla riapertura del 2015 ed alla risistemazione del museo lasciato dal Principe Filangieri di Satriano alla città. Per la cronaca il Museo sorse nel 1888 per volere del principe e mecenate delle arti Gaetano Filangieri.
Il principe, strenuo sostenitore dell’arte e della cultura, dedicò gran parte della sua vita viaggiando in tutta l’Europa, per confrontare le più moderne raccolte del collezionismo e delle realizzazioni museali d’arte industriale, alla scoperta di magnifici e rari oggetti artistici. Il mecenate Filangieri, diede tutto se stesso per la realizzazione dell’ambizioso programma di trasportare, a Napoli il modello europeo del Museo Artistico Industriale.
Il 22 maggio 2012 il museo ha riaperto dopo ben tredici anni di chiusura. A luglio del 2013 nasce l’Associazione Salviamo il Museo Filangieri ONLUS che promuove e sostiene il Museo in tutte le sue attività e ne diffonde la conoscenza.
Quindi, a sue spese iniziò i lavori di riadattamento del palazzo rinascimentale, promuovendo anche la ristrutturazione degli interni, grazie all’aiuto degli allievi dell’Istituto d’Arte di Napoli. Qui vi sistemò anche la sua mirabile collezione, donandola al Comune. Ma il progetto del principe resterà solo un sogno: le condizioni economiche poco fiorenti della città non permettevano all’epoca l’apertura culturale, da lui tanto auspicata. Dopo la scomparsa del principe Gaetano, il museo Filangieri fu abbandonato a se stesso, cadendo nel dimenticatoio.
Attualmente la struttura museale costituisce un mezzo utilissimo per comprendere un importante momento della storia della città, che aiuta a rendersi conto delle sue profonde difficoltà anche nel presente. La raccolta custodita al Museo Filangieri comprende sculture, splendidi oggetti d’arte applicata, maioliche e porcellane, abiti, tessuti, medaglie, armi ed armature ed una ricca pinacoteca con opere dipinte tra il cinquecento ed il settecento.
Inoltre vi è una preziosa biblioteca e tre fondi librari donati nel corso dell’ultimi cinquanta anni. Infine troviamo un patrimonio unico al mondo: 3280 monete d’epoca, risalenti dalla dominazione bizantina a quelle coniate dalla Zecca di Napoli, chiusa nel 1866, pochi anni dopo l’Unità d’Italia, un dono di Luisa Mastroianni, vedova del medico Giovanni Bovi.
Alcuni mesi fa si è concluso il restauro del magnifico portone del museo, disegnato direttamente dal Principe e realizzato, ai tempi della sua costruzione, da grandi ebanisti napoletani, in virtù del contributo che il FAI, Fondo Ambiente Italiano, Intesa Sanpaolo e l’Associazione salviamo il museo Filangieri, hanno sostenuto con un contributo di 10.000 euro assegnato nell’ambito del progetto “I Luoghi del Cuore”.
Per raccogliere fondi, al fine di far rinascere questa vera Istituzione della città di Napoli, è stata organizzata una cena di gala, a lume di candela, con la partecipazione straordinaria di ospiti di prestigio, per sabato 2 dicembre, proprio nelle sale di Palazzo Como, in via Duomo. La quota di partecipazione è di 150 euro pro capite, deducibile a livello fiscale ed il ricavato sarà totalmente destinato ai restauri delle collezioni custodite nel Museo voluto con tanta forza dal principe Filangieri.