Francesco Totti, carriera finita del capitano giallorosso?
Si avvicina ormai inesorabile, ciò che i tifosi romanisti non avrebbero mai voluto accadesse. Francesco Totti, il loro capitano da una vita, appenderà le scarpette al chiodo dopo un’onorata militanza in giallorosso, durata ben venticinque anni durante i quali ha collezionato ben 616 presenze condite da oltre 250 reti.
Sembrava ieri quando l’ex allenatore jugoslavo Vujadin Boskov, lo fece esordire alla tenera età di 16 anni, nei minuti finali di un Brescia-Roma (0-2). Da allora una incredibile escalation, durante la quale ha cominciato a bruciare le tappe, scalando velocemente le gerarchie della storia del club, fino a diventare simbolo e cardine di quella romanità in cui si sono identificati tutti i supporters di fede giallorossa.
Genio in campo.
Francesco Totti, genio in campo, passionale nonché legato in modo viscerale alla sua squadra del cuore a cui è rimasto fedele nei secoli, nonostante le offerte esorbitanti arrivate da diversi top-club europei, “er pupone”, come lo chiamano ormai in modo affettuoso da anni, da queste parti, è rimasto per sempre quel giovane ragazzino che ha rapito sin da subito con le sue incredibili giocate, i tifosi lupacchiotti che da pupone, lo hanno eletto negli anni, addirittura ottavo Re di Roma.
Ancora tre partite e poi non soltanto Roma, ma l’intero calcio italiano, perderà uno dei più grandi talenti che il calcio nostrano abbia mai generato, uno degli ultimi superstiti, insieme al longevo Buffon, del grande trionfo del 2006 che culminò con la conquista della Coppa del Mondo. Durante quella afosa estate, un folla spropositata di circa due milioni di persone, accorse al Circo Massimo per inneggiare e portare in trionfo i suoi eroi proprio come il popolo usava fare nell’antica Roma, per celebrare le grandi vittorie di imperatori come Cesare. E molto probabilmente sarà ancora quello il teatro scelto dal numero dieci giallorosso, per congedarsi dal suo popolo.
Talento cristallino senza tempo.
Come nel 2001, come nel 2006, anche quel giorno la folla si accalcherà fino all’inverosimile, ma questa volta saranno lacrime di commozione e non di gioia per Francesco Totti. Per un talento cristallino, che i romanisti non vedranno più scorazzare sul prato dell’Olimpico, per un totem che ha sempre rappresentato per loro un punto di riferimento a cui aggrapparsi nei momenti di gioia e di difficoltà. Ma che continuerà molto probabilmente a guidarli in un’altra veste, da dietro le quinte di un ruolo dirigenziale dove sarà più facile gestire le emozioni forti. O forse no…
Pasquale De Falco