Ancora guerra fredda tra Sarri e De Laurentiis.
Se qualcuno avesse pensato che la guerra fredda tra Sarri e De Laurentiis fosse finita, ebbene, si sbagliava di grosso. Tra i due non è cambiato nulla. Del resto il tecnico toscano-napoletano, dopo aver ritirato il meritato riconoscimento della Panchina d’oro, attribuitogli dai suoi colleghi di serie A, quindi genuino, sgombro da qualsiasi condizionamento, ha tenuto un bellissimo discorso nel quale ha avuto parole di ringraziamento sia nei confronti delle ultime due società, Empoli e Napoli, sia verso i rispettivi due direttori sportivi, Carli e Giuntoli, che hanno creduto in lui.
Tuttavia nessuna citazione, omaggio, o ringraziamento, o roba del genere, all’indirizzo del presidente Aurelio De Laurentiis, ovvero colui il quale, portandolo sulla panchina azzurra, pur se come ultima scelta, gli ha dato la possibilità di mettersi in luce e di vincere questo ambito premio che, senza il Napoli alle spalle, non avrebbe mai conquistato.
D’altro canto nemmeno il buon Aurelio, abituato da sempre a cinguettare su Twitter come un uccellino, ha speso una parolina di complimenti verso il suo tecnico vantandosi della paternità della scoperta. Anche da parte sua, quindi, il nulla assoluto, neanche per ipocrisia c’è stata una corrispondenza di amorosi sensi per dirla alla Foscolo.
Un vero idillio, tutto sommato, tra allenatore e presidente, non c’è mai stato, anche se il patron spesso e volentieri ha mascherato benissimo questo disamore. Colpa, forse, anche di una panchina, stavolta non d’oro, a cui Sarri aveva relegato Manolo Gabbiadini, il giocatore prediletto dell’imprenditore cinematografico, oggi costretto ad un sofferto esilio in Inghilterra.
La guerra, però, si fa almeno in due e per adesso nessuno sembra disposto a fare la pace, oppure, peggio, a spendere una buona parola nei confronti dell’altro. Pertanto i due massimi rappresentanti del club partenopeo continuano nella loro guerra fredda, standosene in disparte, in attesa che il cadavere del nemico attraversi il fiume.