I leader dei 27 paesi dell’Unione Europea hanno firmato, sabato, in Campidoglio, la nuova dichiarazione di Roma.
Sabato 25 marzo, in occasione delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario dei Trattati Roma del 1957, in Campidoglio, c’è stata la firma, da parte dei ventisette capi di stato europei, della nuova Dichiarazione di Roma.
Il premier Gentiloni, da buon padrone di casa, ha accolto tutti i leader intervenuti nella capitale ed è stato il primo a prendere la parola per pronunciare il discorso di apertura della convention. Subito dopo il presidente del Consiglio sono intervenuti i presidenti del Parlamento Ue, Antonio Tajani, del Consiglio Ue, Donald Tusk e della Commissione europea, Jean Claude Juncker.
Una volta conclusa la cerimonia della firma della nuova Dichiarazione di Roma, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha notato molto divertita la voluminosa firma del presidente cipriota Nicos Anastasiades che, in sostanza oscurava la firma del presidente della repubblica francese Hollande. Cose che capitano. Anche il primo cittadino di Roma Virginia Raggi ha inteso ossequiare, con i propri saluti tutti leader europei presenti nella Sala Orazi e Curiazi, in Campidoglio. La cerimonia si è, naturalmente, chiusa con il brindisi finale in onore dell’Europa e dell‘Unione di tutti i popoli che la compongono, da parte dei capi di stato e del Governo UE.
Questo sessantesimo anniversario ci propone lo spunto per analizzare sia il futuro dell’Unione Europea che le conquiste del passato. Questi sono soltanto i primi 60 anni di una giovanissima unione europea che ha ancora tanto da imparare e da sviluppare. Di sicuro quest’unione in 60 anni di vita ha cambiato notevolmente la nostra esistenza in meglio, rispetto a quella dei nostri genitori o dei nostri nonni. Infatti l’integrazione di questi 27 paesi ha portato moltissimi benefici come per citare un esempio, opportunità di lavoro, nuove culture, benessere, pace e democrazia.
Tutti vantaggi di cui, oggigiorno noi cittadini europei, usufruiamo. Del resto, nella storia dell’Europa, questo è il periodo più lungo in cui ha regnato la pace. Sono trascorsi, difatti già 70 anni dal secondo conflitto mondiale. Grazie alle iniziative dei trattati di Roma del 1957 è sorto un inizio di integrazione economica che ha fatto si che il più vecchio continente al mondo diventasse un polo di pace, di progresso, di scienza e di democrazia.
Da più parti si dice che in questi sessant’anni l’Europa unita ha fatto passi da gigante, oggi come oggi viviamo in paese in cui vi è grande coesione sociale, grande collaborazione, grande cooperazione per importanti obiettivi comuni. Quest’anniversario dovrebbe essere un’occasione per riflettere, il solo mettere a confronto l’epoca nella quale viviamo, con quella delle generazioni passate, potrebbe risultare motivo di enorme soddisfazione, vista la strabiliante differenza del tenore di vita, a prescindere dal ceto sociale.
Naturalmente non tutti la pensano alla stessa maniera, come coloro che si basano su di una narrazione negativa che indica l‘Unione europea come un’esperienza fallimentare e capro espiatorio di tutti i problemi attuali. I problemi purtroppo esistono dappertutto ed è completamente inutile negarli ma non bisogna mai arrendersi davanti alle avversità, basta accettare la sfida e tentare, tutti uniti di vincerle, queste sfide.
Il presidente Sergio Mattarella, durante le celebrazioni ha tenuto a precisare che l’Unione Europea è chiamata ad adoperarsi, oltre che per la questione finanziaria, anche per quella migratoria, quella al confine orientale e mediterraneo dell’Unione. D’altronde l’offensiva terroristica pone l’esigenza di rilanciare la sfida per una riforma dei Trattati che è diventata prioritaria.