Maradona Amarcord quotidiano: 13 dicembre del 1987 il pibe de oro, affonda la vecchia Signora (quarta parte)
Maradona, l’argentino venuto a Napoli dal Barcellona, in poco tempo divenne, per la gioia dei tifosi partenopei la vera bestia nera della squadra della famiglia Agnelli, naturalmente l’odiata Juventus.
Già dal suo primo anno con la casacca azzurra addosso il mitico pibe de’ oro aveva dato molto fastidio ai bianconeri rifilandole diversi dispiaceri, indimenticabile, ed ancora credo che la sogni la notte, il povero Tacconi, portiere juventino ex Avellino, quella magistrale punizione in area che suggellò il primo successo azzurro dell’era maradoniana nei confronti della vecchia Signora. Una parabola che ha dell’inverosimile, ancora oggi nessuno sa spiegarsi come fece quella palla ad infilarsi tra una selva foltissima di gambe. Solo un mago del pallone come Diego, poteva riuscirci.
Ebbene quest’oggi intendo ricordare un’altra fantastica gara di Maradona contro i bianconeri, in concomitanza col suo trentesimo anniversario. Era il campionato 1987/88, quello seguente al primo scudetto della storia azzurra. Il 13 dicembre del 1987, per l’undicesima giornata di campionato, era ospite a Fuorigrotta la vecchia Signora, già bistrattata l’anno prima, a Torino e a Napoli, da Maradona e soci.
Dopo le prime dieci giornate il Napoli era primo in classifica con tre punti di vantaggio sul Milan e sulla Sampdoria. Un primo posto che, purtroppo, svanì, a cinque giornate dal termine, con il sorpasso del Milan di Sacchi nel finale di stagione. Ma torniamo a quella partita del 13 dicembre. In quell’occasione gli azzurri guidati da Ottavio Bianchi, privi di Bagni e Romano si schieravano con la seguente formazione:
Garella; Ferrara, Francini; Filardi, Ferrario, Renica; Careca (75′ Miano), De Napoli, Giordano, Maradona, Sola (60′ Bruscolotti)
I primi venti minuti di gioco videro un sostanziale equilibrio con occasioni da una parte e dall’altra: le due squadre sembravano volersi osservare ma al ventiseiesimo, l’ex centrocampista dell’Avellino, Nando De Napoli, ruppe tutti gli equilibri riprendendo un tiro a pallonetto di Maradona, respinto da Tacconi che non potè fare altro che raccogliere il pallone dal sacco. Delirio del popolo azzurro presente sugli spalti e palla a centro. La Juventus di Rino Marchesi intravedeva nuovamente gli spettri.
Nel secondo tempo la gara continuava senza grossi sussulti, il Napoli aveva tuttavia il comando del gioco e sembrava amministrare al meglio il vantaggio ma la Juve, man nano, cominciava a crescere ed ad un quarto d’ora dalla fine, trovava il pareggio con il terzino di fascia, Antonio Cabrini che insaccava di testa su calcio d’angolo: 1 a 1 ed al San Paolo scendeva il silenzio.
Partita finita, no, neanche per sogno! Gli azzurri, colpiti nell’orgoglio, con il pibe de oro in testa, si riversarono quindi nella metà campo della Juventus per sferrare l’assalto decisivo alla porta bianconera. Correva il minuto 87 quando al Napoli venne assegnato un calcio di rigore per fallo di mani in area. Ovviamente a presentarsi sul dischetto era il capitano, Diego Maradona che spiazzò l’estremo difensore bianconero, portiere da un lato e pallone dall’altro.
Come aveva affermato nell’intervista prima del match, nella quale aveva previsto la vittoria, Maradona coglieva un altro successo contro l’odiata vecchia Signora. A questo punto il campione argentino fu consacrato, davvero come l’autentica bestia nera della Juventus, per la felicità del popolo napoletano che finalmente non era più schiavo degli sfottò dei tifosi bianconeri. Intanto il pibe de’ oro scriveva un’altra pagina di storia del club partenopeo.