Incoscienti Giovani di Achille Lauro: come i tormenti di Leopardi per Fanny

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Incoscienti Giovani di Achille Lauro: come i tormenti di Leopardi per Fanny. Quando la musica di oggi fa eco al dolore di un amore impossibile.

Incoscienti Giovani di Achille Lauro. Mentre ascoltavo “Incoscienti giovani” di Achille Lauro a Sanremo 2025, sono stato travolto da un flusso di emozioni che mi ha fatto viaggiare nel tempo. La melodia malinconica e il testo crudo hanno risvegliato in me il ricordo di un amore impossibile, quello di Giacomo Leopardi per Fanny Targioni, intrecciato con la presenza ambigua di Antonio Ranieri. In quegli istanti, le note sembravano collegare la ribellione giovanile di oggi alla disperazione romantica di un passato in cui il desiderio di un amore non corrisposto poteva diventare fonte di creazione.

Achille Lauro, con la sua voce roca e una presenza scenica davvero coinvolgente, trasforma l’amore in un atto di resistenza. Ogni verso – “Amore mio veramente, se non mi ami muoio giovane / Ti chiamerò da un autogrill / Tra cento vite o giù di lì / Di amore muori veramente” – diventa un grido contro un destino implacabile, raccontando la fragilità e l’intensità di un sentimento che, pur se non corrisposto, brucia con forza e dà vita.

Nel maggio del 1830, a Firenze, Leopardi conobbe Fanny Targioni in uno di quei salotti intellettuali sospesi tra rustico ed elegante, quando Alessandro Poerio li presentò. Fin dal primo incontro, Fanny, con la sua grazia e intelligenza, divenne per lui una presenza irraggiungibile, una musa che incarnava l’amore idealizzato e dolorosamente consapevole della sua impossibilità. La vicenda si fece ancora più intricata con l’arrivo di Antonio Ranieri, intimo amico del poeta, la cui presenza aggiunse una sfumatura di ambiguità a quel triangolo. Ranieri, con il suo spirito vibrante, non solo toccò i sentimenti di Fanny, ma nutrì anche il rapporto complicato che Leopardi intrecciava tra la speranza e la rassegnazione. Così, il poeta trovò nelle sue lettere e nei suoi versi la bellezza amara di un amore non pienamente corrisposto, trasformando il dolore e il desiderio in un’arte che trascende il tempo.

Ritratto di Fanny Targioni Tozzetti – Immagine di Wikimedia.

In questo contesto di passioni, le parole “ti cercherò in un vecchio film” emergono come un rifugio nell’illusione, un invito a ritrovare nei frammenti del passato quella speranza che solo l’amore sa dare. È un richiamo alla poetica di chi si aggrappa ai ricordi e alle immagini sfocate di un tempo in cui tutto sembrava possibile, anche se destinato a svanire come un sogno al risveglio.

Giacomo Leopardi e Fanny Targioni – Video di proprietà di Crono.news.

Il testo prosegue con “Fammi una carezza amore mio, ma che mi faccia male”. Queste parole sono un invito a un contatto profondo, un gesto che trasforma il dolore in una testimonianza intensa di intimità. È come se chiedessero che anche il dolore lasci una traccia, un segno che riveli la forza di un sentimento vissuto a fondo. E insieme a “di amore muori veramente”, si chiude il cerchio: un’ammissione che l’amore, per quanto possa ferire, è l’unica forza capace di farci sentire veramente vivi, perché è nel dolore che si cela il desiderio di essere amati, come fu per Leopardi attraverso i legami sinceri con Antonio Ranieri e la tenera presenza di Paolina, sorella del suo amico fraterno.

La modernità di Lauro porta con sé una sfumatura “retrò”: quella sensazione di una giovinezza effimera in cui, come scriveva Leopardi nello Zibaldone, si impara davvero a vivere. C’è in quella musica una dolce malinconia, un invito a non arrendersi, a raccogliere frammenti di bellezza come fiori rubati in una notte d’estate. In molti modi, mi pare di vedere Leopardi che, con i suoi famosi “guanti bianchi”, accompagna Fanny in un percorso sospeso tra passato e presente, dove ogni sguardo e ogni passo custodiscono un ricordo indelebile.

Ascoltare “Incoscienti giovani” diventa così per me un’esperienza intima, un’occasione per riflettere su come il dolore e l’amore, pur essendo nati in epoche diverse, continuino a risuonare con la stessa intensità. Le parole di Lauro, intrecciate ai ricordi di un Leopardi innamorato, parlano del coraggio di trasformare il dolore in arte e di lasciarsi vivere, anche quando l’amore sembra impossibile. È un invito a cogliere ogni frammento di luce, ogni emozione che, anche nelle sue crepe, nasconde la traccia di un sentimento autentico.

“I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto.”
(Dallo “Zibaldone” di Giacomo Leopardi)

Incoscienti Giovani di Achille Lauro

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