Immagine di proprietà di Crono.news.

La banalità del quotidiano: tra grazia e grottesco

L'eternità della Madonna e la banalità degli spiccioli contati male.

La banalità del quotidiano: tra grazia e grottesco. L’eternità della Madonna e la banalità degli spiccioli contati male.

La banalità del quotidiano. Napoli. Via Santa Teresa degli Scalzi si apre come una ferita nella pietra. Una scala verso il cielo che non promette niente, ma regala tutto. L’ambulatorio del dottore è un mistero nascosto al secondo piano, dietro un portone che ha visto passare tre secoli di dolori e speranze.

Quelli furono gli anni dei custodi non ufficiali negli ambulatori pubblici, figure ormai scomparse che presidiavano l’ingresso chiedendo duemila lire “alla porta”. Una pratica diffusa in Italia, non proprio legale ma tollerata, un piccolo pedaggio per accedere alle cure. Come quello che incontrai un giorno di tanti anni fa accompagnando mia nonna dal medico.

La Madonna mi guarda dall’alto. Una copia di scuola pittorica napoletana, probabilmente ispirata a Massimo Stanzione. Ha quella dolcezza austera tipica del Seicento, quel modo di guardare oltre chi la guarda. Sotto di lei, l’impiegato conta e riconta le banconote sgualcite, mormorando tra i denti: “Duimila… quatte… seimila… duimila… ‘sta vechiarella m’ha ratt’ ‘nu piezz’ ‘e mille lire scamazzato…”

Le sue dita callose accarezzano i soldi con gesti meccanici, rituali. Una banconota gli sfugge, volteggia come una foglia morta fino a terra. “Sang’ ‘e chi t’è bbiv’…” sibila, chinandosi a raccoglierla. La Madonna lo guarda senza giudicarlo, lui la guarda senza vederla, perso nel suo rosario di carta stropicciata. Un duetto involontario che si ripete ogni giorno, come una preghiera blasfema.

È strano come certe immagini ti restino dentro, come certi contrasti ti facciano ridere e pensare allo stesso tempo: la bellezza di quel dipinto antico e la rozzezza dell’impiegato sboccato, l’eternità della Madonna e la banalità degli spiccioli contati male.

Il bello è questo: trovare poesia nelle cose squallide, vedere la grazia nascosta nel grottesco. Come quando guardi una sala d’attesa qualunque e scopri che contiene tutto: il paradiso, l’inferno, il purgatorio delle piccole attese quotidiane. Mi viene da ridere ancora adesso, ripensando a quella scena di oltre 25 anni fa. Io bambino, mia nonna, l’impiegato che non sapeva di essere parte di un quadro più grande. La Madonna che sovrastava tutto, come una regina benevola su un regno di piccole miserie umane.

La vita è così. Una catena di banalità che si susseguono con sparuti intermezzi non banaoli. Non è una cosa brutta. Se ami la vita come la amo io, sei contento, ne prendi atto e resti sempre curioso, con la voglia di stupirti. Anche davanti a un impiegato che bestemmia sotto una Madonna antica, nella luce tenue di un pomeriggio qualunque.

Crono.news periodico online di informazione e formazione. Un magazine digitale indipendente, libero da ideologie e preconcetti. Un nuovo modo di comunicare e condividere l’informazione e la conoscenza.