Giacomo Leopardi – Operette morali ed Intelligenza Artificiale

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Giacomo Leopardi – Operette morali ed Intelligenza Artificiale. Il filosofo immagina una bizzarra accademia di scrittori satirici che bandisce un concorso per l’invenzione di tre macchine straordinarie.

Giacomo Leopardi – Operette morali. Il racconto “Proposta di premi fatta dall’Accademia dei Sillografi” di Giacomo Leopardi rappresenta un testo illuminante del suo capolavoro filosofico e letterario, le “Operette Morali”. Nel leggere queste opere, composte principalmente tra il 1824 e il 1827, ho scoperto un autentico laboratorio del pensiero del poeta recanatese, un’esplorazione acuta e disincantata della condizione umana.

Le Operette Morali non sono semplici saggi, ma brevi composizioni, spesso dialogiche, che mettono in scena concetti filosofici complessi attraverso uno stile elegante, ironico e a volte grottesco. L’autore vi affronta temi universali come la felicità, il dolore, la noia, il rapporto tra uomo e natura, il progresso e il significato della storia. Lo fa attraverso una prosa limpida e tagliente che smonta le illusioni e le convenzioni del suo tempo, offrendo una visione profondamente pessimistica, ma non per questo meno ricca di spunti di riflessione.

“Proposta di premi fatta dall’Accademia dei Sillografi”: una satira del progresso materiale

Il racconto la “Proposta di premi…” è un esempio perfetto di questo approccio. Il filosofo immagina una bizzarra accademia di “sillografi” (scrittori satirici) che bandisce un concorso per l’invenzione di tre macchine straordinarie, capaci di incarnare ideali umani: un amico perfetto, un uomo artificiale votato alla virtù e una donna ideale.

– L’amico perfetto: una macchina priva delle debolezze umane, capace di amicizia incondizionata, senza invidia, tradimenti o meschinità.
–  L’uomo artificiale a vapore: un automa animato da un nobile spirito, capace di azioni magnanime e virtuose, come gli eroi dei poemi epici.
– La donna ideale: una macchina che incarni il modello femminile perfetto, ispirato alle idealizzazioni letterarie, come quelle del “Cortegiano” di Castiglione.

L’intento del pensatore non è credere nella reale possibilità di costruire tali macchine. La sua è una satira pungente del progresso tecnologico, che non porta necessariamente a un miglioramento morale o spirituale dell’uomo. Come si legge nella “Proposta”: “Essendo adunque manifesto che l’amicizia è una delle cose più necessarie e più rare al mondo, e che gli uomini non si possono quasi tollerare l’un l’altro senza questa, l’Accademia ha giudicato di proporre un premio a chi trovasse il modo di fabbricare una macchina che facesse gli uffici di un amico perfetto.” Leopardi sottolinea qui la rarità e la necessità dell’amicizia vera, proponendo ironicamente una macchina come soluzione alla difficoltà di trovare veri amici.

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Il Riferimento a Virgilio: un’eco di speranza in un mondo disincantato

Ed è qui che entra in gioco il riferimento a Virgilio, un elemento cruciale per comprendere il messaggio dell’intellettuale di Recanati. Nel descrivere il premio per l’uomo artificiale, il grande letterato cita la quarta egloga delle Bucoliche di Virgilio: “QUO FERREA PRIMUM DESINET AC TOTO SURGET GENS AUREA MUNDO!” (Quando per la prima volta cesserà l’età del ferro e in tutto il mondo sorgerà una stirpe d’oro!).

Questa citazione è densa di significato. Virgilio, nel suo poema, profetizzava l’avvento di una nuova età dell’oro, un’epoca di pace, giustizia e prosperità che avrebbe posto fine alle sofferenze dell’età del ferro. L’autore riprende il tema, caricandolo di una nuova valenza. Nonostante il suo pessimismo cosmico, sembra voler lasciare aperta una piccola finestra di speranza. Forse, attraverso l’ingegno umano, si potrebbe ancora aspirare a un mondo migliore, anche se non attraverso le semplici macchine materiali. In seguito, parlando della macchina che dovrebbe emulare una donna ideale, il poeta scrive: “Né anche l’invenzione di questa macchina dovrà parere impossibile agli uomini dei nostri tempi, quando pensino che Pigmalione in tempi antichissimi ed alieni dalle scienze si potè fabbricare la sposa colle proprie mani, la quale si tiene che fosse la miglior donna che sia stata insino al presente.” L’autore paragona ironicamente la creazione di una donna artificiale all’impresa mitologica di Pigmalione, che diede vita a una statua.

L’IA Oggi: un nuovo capitolo del dialogo tra uomo e macchina

Oggi, nell’era dell’Intelligenza Artificiale, questo dialogo tra Leopardi e Virgilio assume una nuova attualità. Le macchine che il filosofo immaginava sono diventate realtà. Abbiamo creato intelligenze artificiali capaci di compiere compiti complessi, di apprendere e di creare. Ma questo progresso ci ha davvero avvicinato a quella “stirpe d’oro” profetizzata da Virgilio? Il poeta recanatese, nella “Proposta”, descrivendo il premio per la macchina-donna, usa toni iperbolici: “Assegnasi all’autore di questa macchina una medaglia d’oro in peso di cinquecento zecchini, in sulla quale sarà figurata da una faccia l’araba fenice del Metastasio posata sopra una pianta di specie europea, dall’altra parte sarà scritto il nome del premiato col titolo: INVENTORE DELLE DONNE FEDELI E DELLA FELICITÀ CONIUGALE.” L’ironia emerge chiaramente nell’attribuzione di un titolo così pomposo e idealizzato all’inventore di una macchina.

E dunque?

Ma la domanda fondamentale rimane la stessa: queste macchine ci renderanno davvero migliori? Ci condurranno a una nuova età dell’oro, o semplicemente amplificheranno le nostre debolezze e i nostri errori?

Saremo noi, nell’era dell’IA, degni di quella “gens aurea” profetizzata da Virgilio e richiamata da Leopardi? Saremo capaci di utilizzare la tecnologia non solo per il progresso materiale, ma anche per un autentico progresso morale e spirituale?

La riflessione del grande pensatore offre una chiave di lettura preziosa per affrontare le sfide del nostro tempo. L’IA, lungi dall’essere un mero sostituto dell’uomo, può affiancarlo in un percorso di crescita, contribuendo al progresso morale e culturale in modi significativi. La vera “macchina” da inventare non è qualcosa di esterno a noi, ma una trasformazione interiore, un impegno costante per superare i nostri limiti e aspirare a una maggiore umanità, potenziando le nostre capacità cognitive e creative. Solo allora potremo essere degni di quella “stirpe d’oro” e costruire un domani in cui la tecnologia e l’umanità si integrano in un’armonia virtuosa. Le parole di Virgilio e Leopardi, due voci immortali che riposano vicine nel Parco Vergiliano a Piedigrotta di Napoli, continuano a risuonare nel cuore di chi cerca un senso più profondo all’esistenza. Anche l’IA, con le sue infinite possibilità, può diventare una nuova fonte di ispirazione, aiutandoci a esplorare nuovi orizzonti e a dare forma a un futuro migliore.

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