I misteri e gli scandali delle grotte di via Chiatamone a Napoli, la celebre strada che porta sul lungomare partenopeo, che anticamente veniva definita la Posillipo dei pezzenti, un luogo di leggende e di riti segreti capaci di un’attrazione particolare che tuttora attira gli studiosi di storia e di vecchi culti.
Molti non conoscono affatto i misteri e gli scandali delle grotte di via Chiatamone, a Napoli, quella bella e famosa strada che conduce sul lungomare partenopeo, anticamente definita la Posillipo dei pezzenti. In verità si tratta di una località che racchiude leggende varie e riti segreti inclini ad attirare un’attenzione del tutto particolare che tuttora affascina gli studiosi di storia e di vecchi culti avvolti dal mistero. Qui vi erano le grotte Platamoniche, così chiamate dal termine greco platamon, ossia nate a causa dell’effetto erosivo dell’acqua sulla roccia. Esse venivano spesso frequentate durante la bella stagione per rifugiarsi dal terribile caldo estivo.
In queste grotte, da quanto riportato da famosi storici, accadevano molte cose strane: dei riti segreti sul mistero e sulla grande importanza della fecondità. Si dice che durante il giorno si invocassero Mithra, Serapide, Venere, Cibele, viceversa nel corso della notte sembra che si svolgessero dei riti dionisiaci dedicati al dio Priapo, figlio di Dioniso e Afrodite, emblema di lussuria, scacciato dall’Olimpo poiché, essendo ubriaco, cercò di abusare della dea del fuoco Estia. Nel suo libro “Napoli esoterica” lo studioso napoletano Mario Buonoconto, appunto scrive di questi riti orgiastici dedicati, come detto, al dio Priapo. Insomma in via Chiatamone si consumavano riti licenziosi ed oscuri fin quando il viceré don Pedro de Toledo, non mise fine a tali scandali.
Sotto le volte di quelle grotte, durante l’era rinascimentale, era sacro tutto ciò che poteva essere definito osceno. Dopo la muratura delle grotte ordinata dal vicerè in via Chiatamone ebbe inizio una nuova vita. Forse anche scandalosa, ma in particolare molto più artistica e raffinata.