Sant’Aspreno, primo vescovo della Chiesa di Napoli, guaritore del mal di testa
Ennio Duval
Sant’Aspreno, primo vescovo della Chiesa di Napoli, è passato alla storia come il guaritore del mal di testa. In un certo senso è stato il precursore dell’aspirina, la pastiglia, forse, più famosa nel mondo. Naturalmente è risaputo che San Gennaro è il santo patrono della città partenopea, ma molti non sanno che Napoli ha avuto un’infinità di santi protettori, per l’esattezza ben 47, dei quali, proprio Sant’Aspreno, risulta essere il secondo, in ordine di importanza. Ovviamente molti non ricordano, o addirittura non sanno neanche della sua esistenza, ma in verità questo santo merita ampiamente di essere ricordato.
Sant’Aspreno, primo vescovo della Chiesa di Napoli, fu il santo guaritore del mal di testa, in un certo senso può considerarsi il precursore della celebre aspirina, medicinale oggi conosciutissimo in tutto il mondo. Naturalmente tutti sappiamo, per certo, che San Gennaro è il santo patrono della città che sorge all’ombra del Vesuvio, tuttavia, non tutti sanno che Napoli ha avuto un’infinità di santi protettori, per l’esattezza ben 47, dei quali, proprio Sant’Aspreno, risulta essere il secondo in ordine di importanza. Però molti non ricordano, o addirittura non sanno neanche della sua esistenza, ma in verità, questo santo merita ampiamente di essere ricordato.
In realtà non si conosce molto della vita di Sant’Aspreno, ci risulta soltanto che visse tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C., avendo consultato antichi documenti compreso il famoso Calendario Marmoreo di Napoli, i quali ne confermano l’esistenza durante il periodo degli imperatori Traiano ed Adriano. Inoltre si sa che il suo episcopato ebbe una durata di 23 anni. Di lui non ci resta che un’antichissima leggenda, nella quale si racconta che S. Pietro, dopo la fondazione della Chiesa d’Antiochia, nel recarsi a Roma con alcuni discepoli, passò per Napoli, dove incontrò una vecchietta ammalata, nota, poi con il nome di S. Candida la Vecchia, la quale promise di convertirsi alla nuova fede cristiana, qualora fosse stata guarita. Il santo riuscì a guarirla dalla sua malattia e la donna, allora gli raccomandò un suo amico di nome Aspreno che, da tempo, era malato. Se guarito, come lei, anche lui sicuramente si sarebbe convertito, gli disse. Così Pietro salvò anche l’amico della donna dalla malattia e dopo averlo convinto a diventare cristiano, lo battezzò.
San Pietro, quindi, si rimise in viaggio per Roma, non prima però di aver consacrato lo stesso Aspreno come vescovo di Napoli. Questi fece costruire l’oratorio di S. Maria del Principio su cui sorgerà la basilica di S. Restituta al Porto e fondò la chiesa di S. Pietro ad Aram nei pressi della stazione centrale. Qui, ancora oggi è conservato l’altare su cui l’Apostolo celebrò il Sacrificio. Il suo busto d’argento è custodito nella cappella del tesoro di S. Gennaro nel Duomo partenopeo, dove vi sarebbe conservato anche il bastone con il quale S. Pietro lo guarì. Sant’Aspremo, nel corso della sua carica si guadagnò la fama di guaritore del mal di testa. La storia ci dice che alla fine dell’ottocento, allorquando fu deciso di distruggere tutta la zona dei vicoli nei pressi del porto per costruire un nuovo quartiere urbanistico, a farne le spese dovesse essere anche la piccola cappella di Sant’Aspreno al Porto, perché al suo posto doveva sorgere il nuovo palazzo della Borsa.
Fortunatamente in virtù dell’interessamento di Ferdinando Colonna di Stigliano, nel 1892, il consiglio comunale deliberò sulla questione, decidendo che la nuova strada venisse ristretta per conservare la cappella e che quest’ultima venisse inglobata nel palazzo in costruzione. In realtà l’ipogeo della cappella non era altro che la dimora del santo. Sul fatto che la tradizione identificava questo luogo come la casa di Sant’Aspreno, nel VII sec. d.C. fu costruito un altare rupestre alla base del quale vi era un foro in cui i fedeli inserivano la testa per essere guariti dall’emicrania. Questa particolare bravura del santo nel guarire dal mal di testa viene attribuita al fatto di essere stato decapitato per la sua fede, oppure al suo modo di fare penitenza, mettendo una pietra sulla testa.
Infine una leggenda metropolitana vuole che nel 1899, allorché la casa farmaceutica della Bayer creò il potente farmaco oggi noto come aspirina, si ispirò proprio a questa tradizione miracolosa anche perché fu proprio un napoletano, Raffaele Piria, ad isolare l’acido salicilico principio attivo del nuovo farmaco. Ovviamente oggi non possiamo sapere quale sia la verità, però una passeggiatina alla cappella di Sant’Aspreno al Porto, nel caso fossimo colpiti da improvvise e dolorose emicranie, non ci potrà far male e chissà che il Santo non guarisca anche noi.