Chiesa di Santa Croce e Purgatorio, piazza Mercato, Napoli, edificio quasi millenario che vide la decapitazione di Corradino di Svevia
Cristina Gragnaniello
Chiesa di Santa Croce e Purgatorio, piazza Mercato, Napoli, edificio quasi millenario che vide la decapitazione di Corradino di Svevia nel lontano 1268. Da anni, tuttavia, è chiusa al pubblico ed è accessibile solamente in rarissime occasioni. Assieme alla chiesa di Sant’Eligio Maggiore, e la Basilica del Santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore. la struttura forma un triangolo e l’esedra ne rappresenta il vertice.
La storica Chiesa di Santa Croce e Purgatorio, sita a Napoli, in piazza Mercato, è un edificio quasi millenario, che vide la decapitazione del giovanissimo Corradino di Svevia, ultimo discendente della dinastia degli Hohenstaufen, ordinata da Carlo I d’Angiò. Da anni, ormai, la Chiesa di Santa Croce e Purgatorio è chiusa al pubblico ed è accessibile solamente in rarissime occasioni. La struttura e nondimeno la piazza in cui si trova, hanno vissuto di tutto e di più nel corso dei secoli della loro storia. L’esecuzione capitale del rampollo di Svevia segna l’inizio della travagliata storia della Chiesa di Santa Croce e Purgatorio a Napoli.
In realtà, l’originaria versione della chiesa di cui parliamo fu edificata nel 1351, per espresso desiderio di un conciatore di pelli, tale Domenico Persico, il quale volle dedicare una cappella allo sfortunatissimo Corradino di Svevia, appunto dove fu giustiziato a soli 16 anni per l’esattezza il 19 ottobre del 1268. La struttura fu, quindi, dedicata alla Santa Croce, per via di una colonna con croce che fu collocata all’interno. Molto più tardi, nel XVII secolo, in piazza Mercato furono realizzate delle fosse comuni nelle quali tutti i morti colpiti dall’epidemia di peste del 1656, venivano seppelliti. Inoltre nel 1774 per ricordare quegli sventurati fu costruita una cappella in omaggio alla Santa Croce delle Anime Purganti.
Qualche anno dopo, il 22 luglio del 1781, un incendio, dovuto allo scoppio dei fuochi organizzati per la festa della Madonna del Carmine, danneggiò in maniera notevole sia la piazza che le cappelle. Ferdinando IV di Borbone diede mandato all’architetto Francesco Sicuro di ricostruire l’edificio. Quest’ultimo, allora, realizzò una struttura completamente nuova, i cui lavori si conclusero nel 1786 ma venne consacrata successivamente il 3 novembre del 1791.
Restaurata, ancora una volta, nel 1911, la Chiesa di Santa Croce e Purgatorio riportò ingenti danni, prima, a causa dei bombardamenti, nel corso della Seconda Guerra Mondiale e poi in seguito al violento sisma che colpì la Campania nel 1980.
Attualmente, malgrado tutto, la chiesa rappresenta un’importantissima testimonianza della città, sia per la sua posizione in una delle più famose piazze del capoluogo partenopeo, sia perché dentro la struttura è conservato un ceppo con lo Stemma dei cuoiai, che pare possa essere quello su cui fu decapitato Corradino. Tuttavia appare molto più probabile che si tratti della chiave di volta della cappella in cui fu, in un primo momento, sepolto il ragazzo. La colonna della chiesa realizzata in porfido presenta infine la seguente frase scritta in latino: Asturis ungue leo pullum rapiens aquilinum hic deplumavit acephalumque dedit, che significa: “Il leone artigliò l’aquilotto ad Astura, gli strappò le piume e lo decapitò”.
I dipinti che erano conservati nella Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al mercato, realizzate, tra gli altri, dal pittore napoletano Nicola Malinconico e dall’artista puteolano Giacinto Diano, insieme ad opere di altri pittori, sono stati trasferiti nel Museo Civico di Castel Nuovo, mentre le sculture di Angelo Viva, le due acquasantiere e il putto reggi-mensa dell’altare maggiore, sono state, disgraziatamente, trafugate da ignoti.