Nato a Casal di Principe, film realizzato dalla Europictures, che narra una storia vera, da domani nelle sale italiane. Si tratta dell’ultima pellicola di Bruno Oliviero, autore di molti documentari, già presentata al festival di Venezia. Basato sula vicenda tratta dal libro omonimo di Amedeo Letizia, il film narra la storia di un ragazzo, trasferitosi a Roma, perchè promettente attore, costretto a ritornare a Casal di Principe per il rapimento del fratello.
Nato a Casal di Principe, è il titolo del film di Bruno Oliviero, autore di molti documentari, in uscita il 25 aprile, nelle sale italiane, che narra una storia vera, ossia il lato opposto della camorra, quello delle vittime. Il film realizzato da Europictures è stato già presentato al Festival di Venezia. Si tratta del secondo lungometraggio di finzione trattato dal regista, dopo il film d’esordio “La variabile umana“, interpretato da Silvio Orlando, Giuseppe Battiston e Sandra Ceccarelli, presentato al Festival di Locarno nel 2013.
Basato sulla vicenda tratta dal libro omonimo di Amedeo Letizia, il film narra la storia, di un ragazzo che negli anni Ottanta si trova a Roma, perchè è un promettente attore. Improvvisamente è costretto a tornare a Casal di Principe, suo paese d’origine, allorquando viene a sapere che il fratello minore, Paolo, è scomparso misteriosamente. In realtà il fratello è stato rapito o ucciso, molto probabilmente dalla camorra, tuttavia, non si riesce a sapere effettivamente che fine abbia fatto.
Amedeo, alias Alessio Lapice, non riesce a capacitarsi della sparizione misteriosa del fratello e quindi torna ad imbracciare il suo vecchio fucile, andando alla ricerca dei colpevoli in compagnia del cugino. Un’iniziativa non condivisa dai genitori: la madre, interpretata da Donatella Finocchiaro che si affida a Dio consultando una santona del posto; il padre, interpretato da Massimiliano Gallo, abituato da tempo a sopportare, che in un primo momento si rivolge ai carabinieri.
In verità nel film Nato a Casal di Principe non accade nulla di trascendentale. Non ci sono scene di violenza della criminalità organizzata, ma soltanto la disperazione ed il dolore di una famiglia che non può accettare passivamente la scomparsa di Paolo, per cui fa fronte a questa disgrazia a modo proprio, ma pur sempre con la grande disperazione di chi non può far nulla per farlo tornare.
Dal canto suo Bruno Oliviero spiega che intendeva mettere in evidenza l’aspetto poetico di coloro che sono vittime incolpevoli di simili vicende. “Si tratta di persone che non sono certamente degli eroi, ma diventano vittime di questa assurda violenza e che si devono, per forza rialzare“. Il regista conclude affermando che “il suo film Nato a Casal di Principe, incarna più una storia di resistenza civile che una storia di camorra” .
Amedeo Letizia, autore del libro omonimo, che del film è anche co-produttore, ha dichiarato: “Avevo la necessità di scrivere questa storia di rapimento, di una persona che sparisce e che entra come in un limbo. Nessuno ne aveva mai parlato prima, per cui mi sono detto: mio fratello non può morire due volte. Prima per la camorra e poi per chi lo ha già dimenticato”.