Il Miglio d’oro e le Ville vesuviane, perle dell’architettura borbonica giacciono nel più vergognoso degrado. L’abbandono da parte delle Istituzioni ed il maltempo minacciano questi autentici tesori a firma vanvitelliana, voluti da re Carlo nella zona tra Portici ed Ercolano.
Il Miglio d’oro, così definito a causa della ricchezza storica e paesaggistica, nonché per la presenza di splendide ville vesuviane sorte nel diciottesimo secolo, ovvero quel lungo tratto della Strada statale 18 Tirrena inferiore, una volta chiamata strada regia delle Calabrie, che va dal quarto miglio situato ai piedi della Villa De Bisogno di Casaluce, edificata su Corso Resina ad Ercolano nei pressi degli Scavi archeologici della cittadina vesuviana, a Palazzo Vallelonga, di stanza a Torre del Greco, giace nel più assoluto e vergognoso degrado.
Re Carlo di Borbone, sovrano di Napoli, all’epoca, rimase sbalordito dalla bellezza di quei luoghi, tanto è vero che commissionò i lavori per la costruzione della celebre Reggia di Portici, oggi Museo e facoltà di Agraria dell’Università Federico II di Napoli. Quest’ultimo invitò persino i suoi cortigiani ad investire in quell’angolo di paradiso situato tra le due cittadine di Portici ed Ercolano. Sotto quelle stupende Ville settecentesche sorte lungo il miglio d’oro ci fu la firma del famoso archietto Luigi Vanvitelli, autore del progetto.
Lungo il tratto del miglio d’oro vi è un tesoro composto da ben 122 Ville, attualmente messe letteralmente sotto i piedi, svalutato dalla cecità degli stessi proprietari e dei politici italiani, sempre sordi al richiamo dell’arte. Un patrimonio colmo di storia collocato, purtroppo, in un tempo in cui cultura e turismo sembrano non avere la giusta considerazione.
Tranne Villa Campolieto, Villa Ruggiero e Villa delle Ginestre, tutte le altre residenze costruite nel tratto del miglio d’oro giacciono in uno stato di enorme degrado e di abbandono, per cui necessiterebbero di ristrutturazioni e restauri. Delle vere perle dell’architettura borbonica finite nel dimenticatoio, a causa di un un contesto urbanistico fatto di incuria e negligenza. Dal canto loro i proprietari delle Ville si giustificano affermando di avere le mani legate sotto il profilo burocratico ed economico. D’altronde sono, in realtà, soltanto una decina le residenze appartenenti a privati, mentre tutte le altre sono di proprietà del Demanio.
In verità ci vorrebbero fior di milioni di euro per riportare, allo splendore di un tempo, le Ville, situate alle falde del Vesuvio, un patrimonio completamente sprecato, quando ci sarebbero enormi potenzialità turistiche ed economiche da concretizzare. Abbandonare queste realtà peraltro testimonianze storiche di un’era importantissima per l’Italia è come aver deciso di abbattere tutte le ville che si trovano nella zona del miglio d’oro. Tuttavia non tutte le speranze vanno perdute, però è di fondamentale importanza mettere fin da subito in campo alcune azioni per creare le condizioni di un pronto rilancio del patrimonio architettonico italiano.