O’ franfelliccaro, uno dei più antichi mestieri napoletani in auge fino a qualche decennio fa. Una figura singolare che con il suo carrettino, su cui vi erano una pentola, un fornello ed un tavolo di marmo avente da un lato infisso un palo che terminava con un grosso chiodo d’ottone, sostava quà e là di tanto in tanto per trasformare la melassa, sciropposo derivato dalla lavorazione delle barbabietole, in due chicche dolcissime, profumate, color d’oro: appunto il franfellicco.
O’ franfelliccaro era un antico mestiere napoletano, in voga ancora fino a qualche decennio fa, oggi scomparso completamente. Si trattava di un personaggio amato, specialmente, dai bambini che al suo passaggio correvano subito verso di lui per gustare le sue leccornie. Portatore di allegria e sorrisi, ’o franfelliccaro girava col suo riccio carretto per le strade ed i vicoli di Napoli avendo con sé un grande cesto pieno di dolciumi, spesso fatti in casa, a base di zucchero e miele: le cosiddette franfellicche.
O franfelliccaro è visto da molti come uno dei mestieri più rappresentativi della Napoli di un tempo. Questi era solito preparare dei pezzetti di zucchero e miele colorato, fatti in casa, ed andava per le vie di Napoli, munito di un carrellino dotato di un fornello a carbone su cui vi era una grande pentola annerita dai fumi e dall’usura, all’interno della quale il franfelliccaro era solito versare un’immensa quantità di zucchero che, veniva mescolato al miele ed ai coloranti. Dopo la cottura le franfellicchie erano fatte raffreddare e divenute solide, venivano poste su un apposito gancio. A quel punto l’uomo avvertiva, attraverso le grida, del suo arrivo, i bambini ed golosi di tutte le età, che accorrevano al suo richiamo.
Secondo quanto riportato da alcuni scrittori sembra che il venditore di franfellicchie, per attirare l’attenzione dei passanti gridasse le cosiddette paroline magiche : “Guaglio’ accàttate ‘o franfellicco, Tuosto tuo’, ‘o franfellicco! Cinche culure e cinche sapure pe’ ‘nu sordo! Ragazzi comprate questi bastoncini di zucchero, molto duri di cinque colori e di cinque sapori, per solo un soldo.
Le franfellicchie, appunto bastoncini di zucchero caramellato, di solito erano preparati con materiali molto poveri e facilmente reperibili, per cui erano alla portata di tutte le tasche, visto il loro costo, quasi irrisorio. Esse peraltro erano consigliate dai dottori contro la tosse, a causa della presenza di miele caldo, da sempre un’ottima cura contro i malanni di stagione. Il poeta napoletano Alfredo Gargiulo, nel 1928, dedicò perfino una poesia a questo mestiere oramai scomparso intitolata proprio, ‘e franfellicche.