Orphic Mysteries and Milk: Misteri Orfici, cadere nel latte, rinascita. L’Orfico, attraverso l’iniziazione, si tuffa in una vita nuova e divina, pura come il candido latte.
Orphic Mysteries and Milk. Come ha giustamente suggerito lo studioso Burkert, i misteri pitagorici, orfici e dionisiaci potrebbero essere meglio compresi come domini religiosi distintamente sovrapposti. Mentre gli studiosi minimalisti hanno teso a minimizzare qualsiasi connessione suggerita tra pitagorismo, orfismo e culto bacchico, la scoperta di nuove prove – in particolare la lamina d’oro rinvenuta a Vibo Valentia, nell’Italia meridionale, nel 1969 – fornisce un legame positivo e incontrovertibile tra il rituale orfico e dionisiaco e l’iniziazione all’immortalità attraverso la morte e la rivivificazione. Il processo – che rispecchia a livello individuale il viaggio cosmico compiuto dalla divinità solare egizia – è chiaro: è inaugurato da una katabasis o descensus negli inferi. Le implicazioni di questo aspetto sono state tratteggiate con grande abilità da Peter Kingsley, che colloca la lamalla d’oro – e i relativi misteri dionisiaci, orfici e pitagorici – proprio nel contesto del simbolismo iniziatico della rinascita.
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Tra lo sconcertante complesso di prove sovrapposte dell’iniziazione ultraterrena, un frammento testuale colpisce una nota di risonanza che ci permette di riannodare una serie di fili importanti. In una lamina orfica scoperta in un tumulo a Thurii (Italia meridionale), l’iniziato orfico è identificato come un capretto (eriphos, capretto), a significare il Renatus rigenerato dalla morte iniziatica e nutrito dal latte che sgorga dalle mammelle della dea (in questo caso, Persefone). Inscritta su una sottile lamina d’oro, l’iscrizione recita:
theos egenou ex anthrōpo.
eriphos es gala epetes
Sei diventato un dio invece che un mortale.
Un bambino che è caduto nel latte.
Orphic Mysteries and Milk. “Cadere nel latte” suggerisce una coerenza cosmologica più profonda. La parola greca “latte” – gala – ci dà la parola “galassia” perché originariamente era applicata alla “via lattea” (gala, “latte”; galaktos, “galassia”; La via lattea). Cadere “nel latte” assume il significato aggiuntivo di “tuffarsi nelle stelle” e quindi di unirsi alla propria stirpe primordiale e divina. In effetti, il latte della dea e le stelle della via lattea sono realtà identiche e la discesa dell’iniziato negli inferi è contemporaneamente un’ascesa nei cieli notturni.
La caduta nel latte simboleggia il diventare un dio, ed il latte è l’elemento che fornisce alla divinità neonata il suo nutrimento essenziale. Ciò ci mette direttamente in contatto con il motivo di deificazione dei papiri magici: l’annegamento – letteralmente, l’apoteosi – nel latte di una vacca nera. Grazie a queste connessioni, deificazione nel latte, rinascita, allattamento da parte di una dea, cominciamo a scorgere il significato che l’ingestione di una sostanza divina – un Entheon – riveste per il processo di apoteosi; allo stesso tempo, ci rendiamo conto che è esplicitamente legata al processo di morte iniziatica.
La divina Via Lattea, inoltre, rappresenta anche la galassia, il fiume di stelle fisse, il bianco che nasce dal mezzo del nero perfetto. Come l’oscurità primordiale, l’oceano di Nun, porta con sé il fiume di stelle eterne, così le acque della dissoluzione finale sono anche quelle della deificazione primordiale. Initium è telos. Come l’ascesa al cielo di Dante richiedeva una discesa nell’inferno e procedeva verso l’alto solo dopo aver raggiunto il Nadir cosmico – il centro della terra, il nucleo dell’inferno – così alla radice della cosmologia orfica, egizia e alchemica c’è la percezione che il viaggio verso gli inferi è la porta per un viaggio celeste. Entrambi cercano di immergersi nel fiume di latte rigenerante scendendo nell’oscurità de-esistenziale degli inferi. Eppure è chiaro che il mondo sotterraneo è solo il regno della morte per i mortali (con l’ulteriore implicazione che la mortalità è uno stato morale); per coloro che sono di origine celeste, è un cammino verso casa: una porta verso l’eterno.
Quattro lamine, del IV-III secolo a.C., che provengono dalle due diverse tombe presso l’antica Thurii (attuale Terranova di Sibari in provincia di Cosenza), e che, rinvenute nel 1879, sono ora conservate al MANN – Museo Archeologico di Napoli, offrono ulteriori elementi. Di queste la prima, scritta in verso e prosa, è stata trovata nel timpone (o tomba a tumulo) grande di Thurii, e recita:
“Ma quando l’anima ha abbandonato la luce del sole bisogna che vada da un tale, di sagace intelligenza, che osserva bene ogni cosa. Salve! Col sopportare questo patimento tu hai posto fine alle sofferenze e da uomo sei diventato dio: capretto caduto nel latte. Salve. Salve o tu che hai preso la via destra verso i sacri prati e i boschi di Persefone“.
Orphic Mysteries and Milk. Orfismo, culto dionisiaco e pitagorismo si intrecciano. L’iniziato, assimilandosi al divino capretto che è Dioniso (il quale è definito Erijoz nei cosiddetti inni orfici), è parte natura del dio: e con l’immersione nel latte, cibo del capretto appena nato, anche l’Orfico, attraverso l’iniziazione, si tuffa in una vita nuova e divina, pura come il candido latte, l’alimento dei neonati e dei vegetariani che per gli Orfici doveva equivalere alla frase “Io nuovo Dioniso, ho raggiunto la vita divina“.
* L’immagine di copertina è stata realizzata dallo staff di crono.news utilizzando l’Intelligenza Artificiale (AI) dell’App. PHOTOLEAP scaricabile sulle piattaforme Android e iOS.
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