La celesta di Tchaikovsky, strumento dal suono magico, inventato nel 1886.

La celesta di Tchaikovsky, strumento dal suono magico, inventato nel 1886 da Auguste Mustel. Adorata dal grande compositore russo.

La celesta di Tchaikovsky. La celesta è stata inventata circa nel 1886 da Auguste Mustel, un organaro parigino. Ha una tastiera ed ha le dimensioni e la forma di un organo, ma il suo suono è completamente diverso: morbido e raffinato ma in grado di trasportare anche a distanza.
Come i metallofoni, le celesta presentano all’interno una serie graduata di barre sonore in metallo. Quando vengono suonate, i martelli colpiscono queste barre e producono la caratteristica atmosfera sonora “sognante” .

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Un compositore innamorato dell’adorabile musica della celesta e che giocò un ruolo di primo piano nel diffonderla in tutto il mondo fu Pyotr Tchaikovsky (1840-1893).
Tchaikovsky scoprí per la prima volta la celesta mentre passeggiava per le strade di Parigi. Doveva partire per l’America, ma inviò una lettera a Pyotr Jurgenson, un caro amico ed editore musicale in Russia, chiedendogli di ordinare una celesta per circa 1.200 franchi.

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Nella sua lettera scrisse: “Non voglio che tu mostri la celesta a nessuno, specialmente non a Rimsky-Korsakov o Glazunov. Sarò il primo a usare questo strumento!” Tchaikovsky utilizzò la celesta per la prima volta in “Dance of the Sugar Plum Fairy” nel suo balletto “Lo Schiaccianoci” nel 1892. L’opera riscosse un enorme successo e le compagnie di balletto di tutto il mondo volevano eseguirlo, quindi orchestre e teatri d’opera in tutto il mondo iniziarono a ordinare le celesta.

La celesta era anche popolare tra gli impressionisti e i tardo romantici.

Celesta.

La celesta di Tchaikovsky. La celesta guadagnò popolarità con Maurice Ravel (1875-1937), Claude Debussy (1862-1918) e altri compositori impressionisti, e poi con tardo romantici come Richard Strauss e Gustav Mahler. Usata spesso anche dai musicisti moderni, la celesta è ormai saldamente affermata come strumento con una precisa e riconoscibile identità.
Per inciso, Ravel è spesso chiamato il “mago del suono” e nel suo “Bolero” la celesta è accompagnata da un corno e due ottavini. Ciò si traduce in una performance misteriosa e molto affascinante.

 

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