La prima lavatrice italiana fu progettata a Napoli dai Borbone nel 1851-1

La prima lavatrice italiana fu progettata a Napoli dai Borbone nel 1851

La prima lavatrice italiana fu progettata a Napoli dai Borbone nel 1851.

La città di Napoli, come tutti sanno, gode di una storia e di una cultura da far invidia, cosa che ha portato a tantissimi primati, come per esempio la prima Università, o la prima ferrovia italiana con la tratta Napoli – Portici. Ebbene un altro vanto del capoluogo partenopeo è quello che riguarda la prima lavatrice italiana; quest’ultima, infatti, fu introdotta a Napoli, dalla casata dei Borbone, durante la loro egemonia nel territorio italiano, esattamente nel 1851, come si evince dalla disamina eseguita dal Reale Istituto d’Incoraggiamento de’ saggi esposti nella solenne Mostra industriale datata 30 maggio 1853. Si tratta di un attestato che certifica l’innovazione rappresentata da un tale strumento nell’ambito igienico-sanitario.

La prima lavatrice italiana fu progettata a Napoli dai Borbone nel 1851-2

A quei tempi il primo modello di lavatrice era formato da una caldaia per la produzione del vapore; di grandi recipienti ai suoi lati, dove andava riposta la biancheria. Si dice, tuttavia, che uno di questi nuovi macchinari era in uso già da due anni nel Real Albergo dei poveri dove venivano lavate ben 2000 lenzuola, mentre un altro prototipo di lavatrice  si trovava presso l’Asilo di Santa Maria della Vita, e serviva per il lavaggio di 1000 camicie. Ovviamente l’obiettivo del progetto della prima lavatrice italiana, peraltro costruita da Luigi Armingaud, era quello di rimpiazzare il lavoro faticoso dell’uomo; il movimento circolare di ruote dentate, consentiva di lavare in breve tempo un’enorme quantità di  biancheria ed indumenti.

Ferdinando II di Borbone, quindi concesse al Signor Luigi Armingaud una privativa di anni cinque nei reali domini per l’introduzione della nuova macchina chiamata Turbine idraulico a spirale perfezionata, con la condizione che le macchine fossero costruite espressamente negli opifici del Regno.

E’ naturale che il lavaggio del vestiario non era certo paragonabile a quello dei giorni nostri dal momento che gli indumenti erano soggetti all’usura ed i risultati igienici non erano sempre positivi. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti ed il progresso tecnologico, come sappiamo ha fatto passi da gigante.




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