Acquafrescaio a Napoli dal 1836, in uno scorcio bellissimo

Acquafrescaio a Napoli dal 1836, in uno scorcio bellissimo, nei pressi di Piazza Trieste e Trento. Una tradizione di straordinaria bellezza.

Acquafrescaio a Napoli: Ogni scorcio di Napoli, anche quello più piccolo, racconta una storia… o meglio la storia. La calura di questi giorni ha stimolato la nostra sete, cosicché, da buoni amanti degli agrumi, desideravamo bere un’ottima e salutare spremuta d’arancia. Molti lettori, da tempo, consigliavano di recarci presso il caratteristico chiosco che si affaccia su Piazza Trieste e Trento a Napoli a pochi passi dal Teatro di San Carlo.

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Acquafrescaio a Napoli: Non c’è niente di più rivitalizzante che bere una deliziosa spremuta d’arancia, avendo sul viso il caldo sole partenopeo, che come i binari di un treno, attraversa l’area che si estende fino a Piazza del Plebiscito. Ci accoglie sorridente Antonio Guerra, discendente di una famiglia che da 40 anni gestisce con successo il chiosco. Antonio ci racconta dei primi gestori della piccola struttura, la famiglia Fedele, che nel 1836 iniziò l’attività. Questa poi fu ceduta con amore, dopo oltre 130 anni, a sua madre, che da ragazzina riforniva di agrumi la bancarella. I Guerra, infatti, sono una storica famiglia napoletana di fruttivendoli.

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Antonio, che da 44 anni gestisce il chiosco con l’aiuto della sorella Carolina, ci affabula come il migliore dei cantastorie ed i suoi occhi emanano luce viva quando ci racconta della storia degli acquafrescai di Napoli. Intanto i raggi del sole, grazie anche ai riflessi dorati degli agrumi presenti nel chiosco, gli donano una luce fiabesca che rende l’atmosfera ancora più particolare, specie per i passanti che intanto si fermano ad ascoltarlo insieme a noi. L’acqua degli storici acquafrescai di Napoli, che con il carretto vagavano in città, veniva conservata nelle “mùmmare”, anfore in terracotta che ne garantivano la fresca conservazione.

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L’acqua “d’e mummarelle” era osservabile nelle cosiddette “banche dell’acqua”, fino agli anni ’70, prima che venissero chiuse per via di discutibili motivi di salute pubblica; si trattava di bancarelle addobbate con limoni, in cui si vendeva la pregiatissima acqua minerale ferrata proveniente dalle sorgenti del Monte Echia, uno spuntone roccioso caratterizzato da innumerevoli cavità ed abitato dalla preistoria fino al III d.C.. Antonio, il nostro orgoglioso acquafrescaio, rivendica con forza il forte valore culturale dell’antico venditore di acqua, un patrimonio da salvaguardare, e che ritiene, come noi del resto, meriterebbe maggiore tutela da parte delle istituzioni. Ci salutiamo nell’aria odorosa di agrumi, con i migliori auspici di maggiori sviluppi nell’ambito turistico napoletano, corollario del clima di fiducia che sta attraversando la città di Napoli.

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