La flotta romana di Miseno: la grande potenza bellica nel cuore dei Campi Flegrei

Eccezionale potenza di fuoco.

La flotta romana di Miseno: l’enorme potenza bellica nel cuore dei Campi Flegrei.

La flotta romana di Miseno: Oggi, un tranquillo luogo di balneazione, una piccola e ridente frazione del comune di Bacoli che con il suo suggestivo porticciolo e la sua lingua di sabbia chiamata Miliscola, anima, principalmente in estate, la vita dei turisti e degli abitanti del luogo. Eppure sapevate che in passato, la sua insenatura era considerata di fondamentale importanza per la custodia dell’intero territorio italico? Eh si, perché circa due millenni fa, Miseno, era nientedimeno che la sede della flotta del grande imperatore Augusto che decise di volerla realizzare nel periodo a cavallo tra la vittoria nella battaglia di Azio (31 a.C) e la morte di Marco Vipsanio Agrippa (12 a.C).

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Una flotta di 5000 unità.

La flotta romana di Miseno: Dal latino “sinus militum”, il nome di questo piccolo paradiso situato nel golfo di Pozzuoli, viene citato anche da Virgilio che nei suoi scritti ha ricordato “Il Miseno”, trombettiere di Enea che fu sepolto proprio in questo luogo, dopo aver sfidato Tritoni. Difatti, se si osserva bene la morfologia del territorio, si potrà notare che il Capo Miseno, con la sua sommità piatta, ricorda la forma di un antico tumulo. La consistenza numerica dell’intera flotta, fiore all’occhiello dell’esercito di cui poteva disporre il primo imperatore dell’Urbe, era pari a quella di una legione (circa 5.000 unità) ed il suo reclutamento era effettuato principalmente tra la gente umile delle province e tra gli schiavi. Testimonianze di quella che un tempo era ritenuta essere la sede centrale di una serie di distaccamenti dislocati in Campania (Baia, Pozzuoli, Napoli, Sorrento, Capri) e nel Lazio (Roma, Civitavecchia, Ostia) ,sono pervenute sino ai giorni nostri, grazie ai solerti lavori di storiografi, poeti e scrittori latini del calibro di Cassio Dione, Tacito, Svetonio e del già menzionato Virgilio. In tal senso, fondamentale è il testo del IV secolo d.C di Vegezio, da cui possiamo estrapolare alcuni passi significativi.

Funzione politica e militare.

La flotta romana di Miseno: La funzione politica e militare della flotta misenate, era duplice e consisteva 1) nell’intervenire, in caso di necessità, in difesa di Roma e dell’Impero, vigilando il Mediterraneo; 2) accorrere in difesa delle province situate a nord e a sud ovest (Sardegna, Corsica, Sicilia, Gallia, Mauritania, Spagna, Egitto). I marinai, stabiliti a Miseno, garantivano, insomma, un vero e proprio servizio di pronto soccorso. L’Italia, grazie al loro impeccabile operato, fu difesa in modo egregio e grazie al coordinamento con le altre flotte di Ravenna e Frejus (tutte e tre, potevano contare 18.000 unità), con 9 coorti pretoriae e urbane (circa 600 unità) e con quattro legioni, composte da ben 24.000 uomini che disposte a breve distanza, erano pronte ad intervenire ad ogni evenienza, costituiva un ostacolo insormontabile per qualsiasi nemico si affacciasse da quelle parti. Particolarmente alta, era la fedeltà verso l’imperatore in carica.

Attaccamento all’Imperatore.

A differenza dei pretoriani che scelsero liberamente di proteggere il loro comandante in cambio di una paga, di protezione e di gloria, la scelta dei componenti della flotta di sostenere Roma, fu prevalentemente dovuta al legame che li univa con il regnante da cui, anch’essi, ricevevano il soldo. Un connubio forte dunque, il cui collante prescindeva da motivi politici e a quest’ultimi, dunque, si poteva ordinare ciò che si voleva. Questo forte attaccamento all’Imperatore, era probabilmente da ascrivere anche alla sua costante presenza sul luogo.

La villa di Lucullo.

La flotta romana di Miseno: A Miseno, vi era infatti, la villa di Lucullo che fin dall’epoca augustea, entrò a far parte del patrimonio personale del sovrano. Anche per questo, l’esigenza di circondarsi di uomini di fiducia, era fondamentale. Gli imperatori appartenenti alla stirpe Giulio-Claudia, foraggiarono la flotta, attingendo ai propri liberti (schiavi affrancati dalla loro condizione ovvero resi liberi) tra quelli di più grande abilità mentre, dopo Nerone e precisamente con Galba, le cose cambiarono perché la carica cominciò ad essere assegnata ad equites scelti tra le fila dei propri sostenitori. Questa minuscola frazione, era un tempo, non così tanto piccola anzi, uno snodo fondamentale da cui dipendevano le sorti del gigantesco impero. E fu proprio la sua posizione strategica, a fargli conservare nel tempo, questo ruolo. Difatti, Capo Miseno, ospita tutt’oggi un faro (raggiungibile attraverso un tunnel) che in passato, serviva alle imbarcazioni per non perdere la rotta. Inoltre, sul promontorio, si trovano ancora i resti di un’antica torre anti-saracena, chiamata anche “Torre Bassa” oltre a ruderi, fortificazioni e casematte risalenti al periodo della Seconda Guerra Mondiale.



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