Salita del Petraio, 503 gradini di storia e meraviglie nascoste

Salita del Petraio, 503 gradini di storia e meraviglie nascoste.

Dei tanti misteri che si celano dietro la  suggestiva veste segreta di Napoli, fanno parte a pieno titolo anche le numerose vie di collegamento che un tempo univano la parte bassa della citta’ (il mare) con la zona collinare, un tempo, oggi poco battute e abbandonate all’incuria, anche a causa dell’avvento dei moderni mezzi di comunicazione. Stiamo parlando delle numerose rampe di scale che si arrampicano come piante rampicanti, sul tronco della città. Tra queste, una delle più caratteristiche, è sicuramente la salita del Petraio, ben 503 gradini che da Corso Vittorio Emanuele, “menano a San Martino, Vomero e Antignano”.

Chi ha la fortuna di imbattersi in questo sentiero, purtroppo poco segnalato ai tanti turisti che in questo periodo visitano Napoli, può godersi durante il percorso, dei paesaggi straordinari, prima di terminare il proprio cammino in via Caccavallo, ad un passo da Villa Salimbene, lo storico edificio sotto cui la Imit Immobiliare, autorizzata dal Comune, ha avviato nel 2011 dei lavori per la costruzione di un parcheggio  interrato che tante polemiche ha generato tra gli abitanti della zona. Non solo però scorci di paradiso, durante i quali consumare la macchina fotografica a suon di scatti; durante il calpestio dei tanti gradini, sia che si scelga di intraprendere il percorso in salita, che in discesa, possiamo renderci conto di come questa zona sia stata soggetta nel corso degli anni, a continui mutamenti, molto spesso non sempre positivi.

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Abitazioni al pianterreno con piccoli balconi ricavati in modo abusivo, orribili verande e tettoie in plexiglass, stridono con i numerosi edifici stile liberty ed i balconcini fioriti che ricamano come pennellate, il sentiero in cui un tempo c’era la pensione Haase, luogo in sui soggiornò Paul Klee nel 1902. Possono scorgersi, i tipi più diversi di persone; dai turisti e curiosi, alla ricerca di una nuova avventura nel cuore pulsante della città, agli abitanti del posto che salgono faticosamente le scale, con le loro buste della spesa. Uno di questi, è il professore Salvatore Pirozzi, professore di italiano e storia che è uno dei testimoni viventi del mutamento avvenuto nel corso degli anni: “Sono arrivato qui nel 1972, nella casa dove vivo in affitto, al civico 34. Poco distante da qui, più giù, viveva il fisico Gustavo Hermann, figura storica della sinistra napoletana. In uno di questi edifici, s’incontravano militanti dell’autonomia operaia e fricchettoni che condividevano idee e progetti. Circolava anche la voce, che questo fosse un quartiere di ladri; la zona di Largo Petraio, per l’esattezza. Non so in realtà, quanto ci fosse di vero ma sta di fatto che un giorno un mio amico subì un furto ma quando ciò si  seppe, gli fu immediatamente restituito tutto”.

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Il cambiamento comunque, ci è stato ed è stato veloce negli ultimi trentacinque anni, continua il professore:” Due fenomeni hanno cambiato completamente lo scenario; un decadimento estetico, legato a fenomeni di abusivismo e trascuratezza con nuovi ricchi o persone che provenienti da altre zona, hanno investito e costruito e la trasformazione del Petraio in una sorta di vetrina per turisti, un po’ come accaduto a Venezia o Firenze”. Poco più avanti, si raggiunge il civico 34, dove abitò anche Eugenio Bennato. Sulla sinistra, spicca il meraviglioso ingresso di Villa Clotilde e la fermata della funicolare dove nei pressi si trova un gruppo di appartamenti di recente ristrutturazione che sono in vendita al costo di 4.000 euro al metro quadro. Ancora trenta gradini, e finalmente si giunge a Largo Petraio, specchio di un altro, evidente, contrasto. Un panorama mozzafiato con ampia vista sul golfo, che stride con un orrendo palazzo azzurro, sormontato da un cubo sul tetto.

A questo punto, il professore incalza:”Occorrerebbe evidenziare la vera criticità della salita del Petraio, che a mio avviso non risiede né nella mancanza di illuminazione, né nelle rapine che ogni tanto avvengono in questo posto, bensi’ nella modernizzazione. Basti guardare le case in vendita, nei pressi della funicolare; c’e’ un’impianto di illuminazione da fare invidia ad un aeroporto. Ecco, questo è secondo me il vero problema del Petraio. E’ però allo stesso tempo un quartiere sempre vivo, che continua a vivere sotto traccia”. In tal senso, proprio la riscoperta della voglia di passeggiare, rifuggire dallo stress dell’auto e dei mezzi di trasporto per riscoprire il fascino del trekking, potrebbe fungere da volano alla riscoperta di questi fantastici angoli dove si cela un pezzo di storia della città, angoli che hanno ancora tanto da raccontare ai più curiosi. Se ne era del resto accorto anche il grande regista De Sica, che sulla salita del Petraio, aveva girato una della scene del suo film, il “Giudizio Universale”. Bisogna farlo soprattutto per le nuove generazioni, affinchè recuperino interesse per la propria terra. Un po’ come urlò un giovane napoletano nel film “Le quattro giornate di Napoli”: “Pe è creatur ro Petraio!…”.

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