Libro, Il (dis)piacere della lettura

Libro, Il (dis)piacere della lettura

Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro.”  Umberto Eco

I dati Istat e Federculture rivelano un’infelice verità: in Italia si legge poco. Appena il 10% legge con regolarità, il 38% compra un libro all’anno, gli altri si adagiano sugli allori del sonno della ragione.

libroNel corso degli ultimi anni l’intorpidimento intellettivo ha mietuto sempre più vittime; gli italiani preferiscono di gran lunga consacrare il proprio “preziosissimo” tempo alla visione di programmi spazzatura, piuttosto che galoppare con la fantasia, annusando il delicato profumo che sprigionano le pagine di un libro. Come scriveva Daniel Pennac in “Come un romanzo”:
“Il tempo per leggere è sempre tempo rubato. (Come il tempo per scrivere, d’altronde, o il tempo per amare.) Rubato a cosa? Diciamo, al dovere di vivere. […] Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.”
La lettura dilata il tempo per vivere, libera dalla prigione catalettica dell’ignoranza, esorta al ragionamento, corteggia dolcemente l’intelligenza.

Come una puerpera, essa dà alla luce la purezza del pensiero, un pensiero incontaminato, genuino, eppure dall’essenza ribelle. Un pensiero che non perdona il volgare trionfo dell’inettitudine atarassica, dell’accettazione passiva di ogni male; al contrario, sveglia le coscienze, le induce alla sana ed indispensabile rivoluzione della cultura, si libra in alto, sempre più in alto, fino a lambire l’infinito.
La lettura invoglia alla libertà, ma non tutti sono in grado di sorreggere quest’arduo e necessario fardello. Un popolo libero sovverte gli schemi, interrompe il silenzio assordante dell’indifferenza, non subisce, attacca, non tollera, protesta.

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Ed ecco perché il governo non finanzia il campo dell’erudizione. Le librerie abbassano le serrande per poi non riaprirle mai più, le attività culturali si avviano verso un repentino declino, a causa degli scarsi investimenti dello Stato in quest’ambito.

E’ molto più semplice essere a capo di un popolo che si ottunde tra le sbarre apparentemente confortanti dell’ignoranza piuttosto che perpetuamente combattere contro uno illuminato dallo splendore folgorante della cultura“.

L’Italia, in passato terra natia di poeti, scrittori, filosofi, saggisti, adesso sommessamente depone le armi e si abbandona nel vortice della decadenza.
 “Io Leggo per legittima difesa.”

Clara Letizia Riccio

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